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March 14, 2009

ROSWELL: TESTIMONIANZE.


Un pompiere che si trovava nel Dipartimento dei Vigili del Fuoco di Roswell nel 1947 ha confermato che il crash misterioso di quell’estate nel deserto del Nuovo Messico era in realtà una nave non terrestre!

Il pompiere, che ora ha 90 anni, ha fornito informazioni sbalorditive in una recente lunga intervista. Il ricercatore, Kevin Randle, specialista di Roswell, ha parlato anche lui con il pompiere per confermare i dettagli della storia.

Rue Chrisman, deceduto nel 1981, era il capo dei Vigili del Fuoco di Roswell nel 1947. Il figlio di Chrisman ha spiegato che sapeva che il Dipartimento dei Vigili del Fuoco della città era stato in parte implicato nell’incidente di Roswell. Ma è rimasto nel vago, dimostrando poca intenzione di sviluppare l’argomento. Finalmente, messo sotto pressione, ha dichiarato: “E’ successo. C’è stato un grande cover-up. Il crash era reale”. Come lo sapeva? “Conoscevo troppa gente che sapeva”…

Il figlio di Chrisman ha detto che era rimasto in vita un altro vigile, uno solo, che veniva chiamato “Smith”. Il vecchio signore è stato localizzato e la sua testimonianza è stata richiesta.

Esitante all’inizio, il pompiere ha poi cominciato a fare il suo racconto, con particolari incredibili:

• Un colonnello della Roswell Army Air Field si recò al Dipartimento dei Vigili del Fuoco di Roswell subito dopo il crash, con intenzioni intimidatorie. Lì ha spiegato al vigile di turno che un “oggetto venuto d’altrove” era caduto nel deserto. Ha avvisato che nessuno avrebbe dovuto parlare dell’incidente. Ha ordinato che nessuno andasse sul sito e intimato di non rispondere a nessuna domanda. Ha precisato che “il tutto era gestito dall’esercito”.

• Dan Dwyer, un altro pompiere, è riuscito ad andare sul sito nonostante gli ordini del Colonnello. Smith conferma alcuni dettagli raccontati da Frankie Rowe, la figlia di Dwyer, in numerose interviste. Frankie afferma che il padre ha potuto vedere il vascello e i suoi occupanti. Frankie dice che Dan ha visto due corpi dentro dei sacchi, e uno che camminava nei paragi e che sembrava sotto shock. Il suo colore era quello del grillo di Gerusalemme (color rame o bruno scuro).

• Dan gli ha detto che la zona intorno al crash era stata chiusa dalle guardie dell’Esercito. Ma il pompiere non si è dilungato su Dan Dwyer e Frankie Rowe.

• L’oggetto caduto non era terrestre. Non era un pallone o altro tipo di esperimento militare, Era un UFO. Ne è certo, anche a causa di ciò che gli è stato detto quando è successo. Il Colonnello non sapeva che cosa era quel vascello, né da dove veniva, e manifestava una grande preoccupazione.

• Il sindaco di Roswell, a conoscenza di quanto era successo, si recò di persona al Dipartimento dei Pompieri per ribadire vigorosamente di tacere sui fatti accaduti. Il pompiere non si ricorda chi fosse il sindaco dell’epoca ma quando gli viene fatto il suo nome “C. M: Woodbury”, dice che si trattava di lui. C. M. Woodbury era conosciuto col sopranome di “Iron Major” (comandante di ferro), decorato come veterano - faceva parte del celebre 752° battaglione carri . Era inoltre amico di Butch Blanchard, comandante della base militare aerea di Roswell.

• Il dipartimento Vigili della Roswell Army Air Field (RAAF) fu impegnato nel recupero. Il pompiere spiega che “è da lì che è venuta la confusione”. Quelli della RAAF ne sapevano di più di quelli della città. Non si ricorda il nome de queti pompieri.

• Anche il dipartimento dello Sceriffo di Roswell è stato coinvolto nella cover-up del crash. Il pompiere ha confermato che sapeva che il vice-sceriffo Tommy Thompson era uno di quelli a cui è stato chiesto di “rimanere silenzioso”.

• Interrogato sul modo con il quale aveva gestito il fatto che un vascello alieno sia caduto vicino a Roswell, il pompiere ha risposto che non aveva idea delle implicazioni. “semplicemente non pensavamo a questo genere di cose all’epoca, ma ora ci sto pensando”.

La testimonianza del pompiere è stupefacente. È una conferma della nature sconosciuta del crash di Roswell nel 1947. Eppure si tratta di una semplice testimonianza, con tutti i problemi che si pongono con una “testimonianza”. L’affidabilità e la sincerità della persona che testimonia sono sostenute da parole e non da documenti, fotografie e prove materiali. Le parole del pompiere non sono probabilmente sufficienti per provare il fatto che il crash di Roswell sia di origine extraterrestre.

Tuttavia, quando una testimonianza è rilasciata da un individuo che è effettivamente la persona che dichiara di essere, che non si è presentato ma è stato “scovato”, si dovrebbe prestare attenzione alla sua testimonianza. Non si era mai presentato al pubblico con la sua storia prima d’ora e non ha alcun motivo apparente per mentire. Il nome completo del vigile non sarà diffuso prima della sua morte. Egli sta trascorrendo gli ultimi anni della sua vita nelle tranquillità, con i suoi familiari.

Si dice che quando un uomo diventa vigile del fuoco, ha compiuto il suo più grande atto di coraggio. In questo caso, il suo più grande atto di coraggio è stato di raccontare ciò che è stato l’incidente di Roswell. 
Per la storia, e per la verità.

March 01, 2009

Ufo Crash: il caso Roswell


Ho visto cose che voi umani non potete neanche immaginare”, è quanto potrebbe aver esclamato William Brazel, testimone di uno degli incidenti più straordinari del secolo, quando un oggetto volante si sarebbe schiantato a Roswell, nel New Mexico.
Siamo nel mese di giugno del 1947 e alcuni abitanti della cittadina di Corona in California dichiarano di aver visto, nella notte tra il 2 e il 3 giugno, strani oggetti muoversi in cielo, in particolare un disco volante lampeggiante che si muoveva a velocità elevata. Brazel affermò di avere sentito una forte esplosione proveniente dal suo ranch e che il giorno dopo notò dei frammenti a lui estranei in tutto il suo ranch e nell'area circostante. Li portò quasi tutti allo sceriffo di Roswell, George Wilcox, che a sua volta li portò a far analizzare alla base militare di Roswell. Qui, il maggiore Jesse Marcel e la sua équipe li giudicarono non appartenenti ad un missile o ad un aerostato, ma forse a un'astronave e addirittura vennero trovati nella zona cinque corpi extraterrestri. Sul posto sarebbero stati chiamati dei medici per eseguire delle autopsie, mentre alcuni sostengono che tali “mostriciattoli” vennero portati all'Area 51 dove venivano fatte sperimentazioni su identità aliene. Marcel, che conosceva a perfezione qualsiasi pallone o aereo usato dall'aviazione militare e civile, insisteva sul fatto che i resti trovati non erano di un missile o di un pallone sonda.
Ma solo in un'intervista del 1979 (l'anno prima della sua morte e 30 anni dopo l'accaduto, nda), dichiarò: “Quando arrivammo sul luogo del crash, fu impressionante constatare la grande area che aveva occupato. Sul terreno non c'erano segni di uno schianto. Deve essere stato qualcosa che si è distrutto prima di impattare con la terra. Non lo sappiamo. Tuttavia copriva un intero miglio di lunghezza e svariati piedi di larghezza. Procedemmo con il recuperare tutti i resti che potevamo trovare, caricandoli sulla nostra Jeep. Bastò osservare appena i resti per farmi capire che non si trattava ne di un pallone, di un aereo o di un missile. Cosa era non lo sapevamo, ci limitammo a raccogliere tutti i frammenti che potevamo caricare. Era qualcosa che non avevo mai visto prima d'ora, ed io ero esperto su tutte le attività aeree degli Stati Uniti e non in quegli anni. Caricammo al limite la Jeep, ma ormai ero curioso e non ero soddisfatto di quanto raccolto. Dissi a Cavitt - Tu guida la jeep io continuo a prendere pezzi e li porto in macchina. Così facemmo ma raccogliemmo solo una piccola parte di tutto il materiale presente nell'area. Una cosa che mi impressionò fu che alcuni di questi pezzi erano simili a delle pergamene e su alcune c'erano delle incisioni, simili a geroglifici ma non esattamente la stessa cosa. Simboli che volevano significare qualcosa. Erano di colore rosa e viola, ho provato a bruciare una delle pergamene ma non ci sono riuscito. Ritrovai anche uno strano pezzo di quello che sembrava metallo. Non sono più tornato sul luogo dello schianto perché in ufficio avevo molto lavoro da sbrigare. Ho provato a rompere il pezzo di metallo con un grosso martello che mi ero fatto dare alla base ma incredibilmente il pezzo e' rimasto intatto senza nemmeno una piccola riga. Come ho già detto è stato qualcosa che non avevo mai visto prima. Ribadisco, non si trattava di nessun veicolo aereo conosciuto.”
L'FBI smentì che si trattava di un Ufo, anzi addirittura per diversi giorni interruppe tutti i programmi radio nella zona e alla fine, dichiarò, semplicemente, l'incapacità dell'aeronautica militare di Roswell. I giornali che si dedicarono al caso parlarono di un'operazione di copertura, da parte degli Stati Uniti la cosiddetta cover-up o, ancora meglio, teoria del complotto e “congiura del silenzio. Si voleva tacere sull'accaduto e lo stesso Brazel, dopo esser stato rilasciato dai militari che lo tennero in consegna una settimana, negò tutto quanto da lui affermato giorni prima, dichiarando di aver preso un grosso granchio! Anche se molti credono all'ipotesi della caduta di un'astronave piuttosto che di un meteorite, anche se molti giornali, telefilm e programmi televisivi parlano tuttora di ufo e alieni, non sappiamo ancora la verità. Ma solo che l'USA Air Force ha chiuso recentemente il caso Roswell con questa dichiarazione: "L'oggetto precipitato non era altro che un pallone da alta quota e gli alieni rinvenuti semplici manichini. Si tratto' soltanto di un esperimento".

February 27, 2009

UFO IL CASO FERRI

Polcanto, nota località mugellana nel comune di Borgo San Lorenzo, nel 1984 fu teatro del caso - ben conosciuto negli ambienti ufologici - che coinvolse il signor Isidoro Ferri e il suo cane. Esattamente a tre chilometri dal paese, in via Tassaia, il signor Ferri, sua moglie, la figlia e il figlio, vivevano a "Villa La Radicchia", dove l’uomo era custode. Durante la notte fra il 9 e il 10 ottobre, verso le 3, una luce molto potente colpì la finestra della camera in cui il Ferri dormiva; siccome l’uomo non chiudeva mai gli scuretti e la finestra era priva di persiane e tende, il violento fascio di luce lo svegliò. Nella stessa stanza dormiva anche il figlio, il cui sonno non fu interrotto, mentre la moglie si trovava in un’altra camera per assistere la figlia, in quei giorni malata. Senza alzarsi dal letto Isidoro Ferri guardò fuori e vide sulla cima di una ripetta al di là di via Tassaia, quindi a circa quaranta metri di distanza, una sagoma dalle forme umane, eretta, piuttosto imponente, dalla cui testa (o casco) partiva il forte raggio luminoso. Dopo pochi istanti quella "presenza" sparì, e al suo posto apparve una strana sorgente di luce non perfettamente definita, di colore rosa e costituita da tre "getti luminosi" rivolti al suolo che sembravano originati da una "linea" scura orizzontale, al di sopra e a destra di cui però non si osservava niente a causa delle fronde degli alberi. Dopo un paio di minuti anche quel fenomeno svanì improvvisamente e al suo posto una diffusa luce bianchissima e abbagliante prese ad avanzare verso la villa illuminando a giorno la strada, gli alberi e il parco. Quando anche la facciata dell’immobile fu inondata dal bagliore, l’uomo, ormai intimorito, fece per avvicinarsi alla finestra, forse per chiudere almeno gli scuretti, ma a circa mezzo metro dall’apertura si sentì paralizzato, incapace di muoversi e di gridare. Subito dopo la luce si ritirò verso la zona da cui era scaturita, il Ferri poté riprendere il controllo dei propri movimenti e si avvicinò alla finestra. Una volta svanita la luce, nello stesso punto apparve una sfera di colore rosso "incandescente", dalle dimensioni di circa due o tre metri, la cui luminosità rimaneva confinata entro di essa, senza illuminare l'ambiente circostante. Proprio l'osservazione della sfera provocò al custode della villa un marcato fastidio agli occhi, tanto da non poterla fissare a lungo. Dopo pochi istanti comunque l’oggetto si sollevò e cominciò ad evoluire in direzione sud-ovest, risalendo la collina e sparendo dalla visuale al di là del crinale. Il cane non ha mai abbaiato durante l'evento, ma in seguito al presunto incontro ravvicinato si ammalò gravemente, iniziò a rifiutare il cibo e ben prestò mori. Il signor Ferri ha riferito di una sensazione di strano silenzio durante i cinque minuti totali del fenomeno. I carabinieri, intervenuti dopo la segnalazione, trovarono in un prato poco sopra la zona dell’avvistamento tre depressioni circolari di circa dieci centimetri di diametro e tre di profondità disposte a triangolo . Non fu invece rilevata alcuna traccia di radioattività. Interessante il fatto che altri testimoni notarono quella notte una luce rossa in cielo.

November 08, 2008

Il misterioso “Astronauta di Kiev”


Il manufatto che vedete di sopra, viene attribuito alla cultura Sciita, tribù nomade stanziatasi nella regione dell’attuale Iran, tra il II° e il I° secolo Avanti Cristo. La denominazione “Astronauta di Kiev” è stata attribuita da Peter Kolosimo, per lo strano abbigliamento che a suo dire era molto simile ai cosmonauti e sommozzatori (tipo palombari) moderni. La statuetta è in oro e riproduce uno strano individuo, dotato di un casco molto simile a quello degli astronauti (ricopre tutta la testa fino al collo). 

Molto suggestivo è il particolare al di sotto del mento, dove si può intravedere una sorta di giuntura, la “tuta” sembrerebbe essere moderna, con un materiale (a sentire Kolosimo) molto aderente ed elastico, con la parte di mezzo trapuntata. La vita è munita di una fascia e le mani sembrano avere dei guanti. Anche la posizione del soggetto sembra essere particolare, la sua postura sembra essere di tipo moderno, se riferità all’età in cui la statuina è stata modellata. L’individuo sembrerebbe annunciare la sua presenza o arrivo, mostrando tutti gli aspetti della sua forza e coraggio.

October 21, 2008

Un aereo Alitalia incrociò un Ufo


Nel '91 il velivolo avrebbe incrociato un «oggetto non identificato» sopra il KenT .

Anche la testimonianza del pilota italiano Zaghetti tra i documenti resi pubblici dal ministero della Difesa inglese

LONDRA - Gli Archivi nazionali britannici hanno pubblicato online nuovi elenchi di avvistamenti Ufo avvenuti tra il 1986 e il 1992. È la seconda volta quest'anno che vengono diffusi gli elenchi di avvistamenti i Oggetti volanti non identificati e altri ne sono stati pubblicati negli scorsi anni.

AVVISTAMENTI - Nell’elenco figura anche l’avvistamento avvenuto nell’aprile 1991 di un oggetto simile a un missile da parte di un pilota di un volo Alitalia Milano-Londra. Nei primi sette mesi del 2008, le autorità britanniche hanno ricevuto almeno 150 segnalazioni di Ufo. Tra gli altri dati resi disponibili in questa occasione, l'ordine dato a due caccia americani nel maggio 1957 di abbattere un Ufo sopra i cieli britannici. Ma appena prima lo sparo di una serie di 24 missili, l'oggetto scomparve e ai piloti venne ordinato di non farne mai menzione. L'episodio avvenne in piena guerra fredda in un anno in cui la tensione tra Nato e Unione sovietica era molto alta.

Negli ultimi tempi, l’Alitalia ha fatto notizia per le traversie economiche che l’hanno quasi portata alla chiusura, ma oggi la compagnia di bandiera italiana finisce sui giornali di mezzo mondo, fra cui il londinese Daily Mail, per una storia diversa, genere "incontri ravvicinati del terzo tipo" per intenderci. Stando, infatti, ai documenti segreti e resi pubblici oggi per la prima volta dal Ministero della Difesa, alle 19.58 del 21 aprile 1991 l’aereo di linea Alitalia AZ 284 in volo da Milano a Londra e con 57 passeggeri a bordo avrebbe incrociato un «oggetto volante non identificato» poco sopra il Kent, durante la fase di atterraggio all’aeroporto di Heathrow. L’incidente divenne immediatamente materia di indagine da parte dell’aviazione civile britannica e di quella militare. 

SIMILE A UN MISSILE - Simile ad un missile lungo 3 metri e di colore marrone e viaggiante alla velocità di circa 120 miglia orarie (oltre 190 chilometri all’ora), lo strano oggetto avrebbe virato improvvisamente e sarebbe passato a poco più di 300 metri dall’aereo italiano, costringendo così il pilota, Achille Zaghetti, ad una manovra improvvisa per evitare la collisione, prima di sparire dai radar altrettanto misteriosamente com’era apparso. Avendo quasi subito scartato la possibilità che si trattasse effettivamente di un missile, come pure di un palloncino meteo o di un razzo spaziale, il Ministero della Difesa fu costretto ad ammettere che poteva trattarsi di un vero e proprio Ufo e il 2 luglio di quello stesso anno l’inchiesta venne archiviata. «Non siamo in grado di confermare l’identità dell’oggetto avvistato dall’equipaggio del volo Alitalia – si legge nel rapporto ufficiale – e in assenza di chiari elementi di prova che possano essere utilizzati per l’identificazione, è nostra intenzione considerare tale avvistamento come quello di qualsiasi altro "oggetto volante non identificato". Pertanto, non ci saranno ulteriori indagini». 

LA TESTIMONIANZA DEL PILOTA ITALIANO - Nel documento fino a ieri secretato è anche riportata la testimonianza del pilota italiano. «Ho visto per circa 3 o 4 secondi un oggetto volante molto simile ad un missile e di colore marrone chiaro – raccontò all’epoca Zaghetti – e ho subito urlato "Attenzione! Attenzione" al mio co-pilota, che aveva visto la stessa cosa. Non appena abbiamo incrociato l’oggetto, ho chiesto a quelli della torre di controllo se avessero notato qualcosa sui loro schermi e l’operatore rispose che vedeva un obiettivo sconosciuto a 10 miglia nautiche dietro di noi». In seguito, alle 22.25 di quella stessa notte, la polizia di Brentwood, nell’Essex, compilò un rapporto su un "oggetto volante di colore scuro" apparso in cielo e che si muoveva senza rumore di motore o luci, mentre la tv locale trasmise la storia di un ragazzino quattordicenne che raccontò di aver visto un missile volare a bassa quota prima di sparire attraverso la coltre di nubi. 

L'AVVISTAMENTO DEL 1957 - L’inspiegabile incontro dell’aereo Alitalia è, però, solo uno dei tanti che sono stati rivelati oggi e fra gli altri incidenti registrati ci sarebbe anche quello che ha avuto come protagonista un ex pilota dell’Air Force americana, Milton Torres, che ha raccontato di aver tentato di abbattere un’astronave aliena nei cieli sopra l’Inghilterra occidentale il 20 maggio del 1957. Quella notte, l’allora venticinquenne Torres, all’epoca di stanza alla base RAF di Manston, nel Kent, ricevette l’ordine immediato di alzarsi in volo e di intercettare un UFO "con un insolito schema di volo" che i radar di terra stavano seguendo da un po’ di tempo. Stando al racconto dell’ex militare, poi diventato professore di ingegneria civile e che oggi vive a Miami e ha 77 anni, malgrado le nuvole non permettessero di vedere praticamente nulla, l’oggetto apparve chiaramente sul suo radar e, come dimensioni, ricordava un bombardiere B-52. Gli venne immediatamente ordinato di fare fuoco, ma così come era apparso, nel giro di pochi secondi l’Ufo scomparve. Il giorno dopo, un uomo che diceva di essere della National Security Agency (NSA) americana gli intimò il silenzio sull’intera storia, pena la perdita del suo status di pilota. Impegno che Torres mantenne fino al 1988 quando, durante una riunione di veterani dell’Air Force (USAF), chiese agli ex compagni che come lui avevano vissuto analoghi incontri del terzo tipo di farsi avanti e di raccontare le loro verità, perché il mondo aveva il diritto di sapere.

October 19, 2008

L’U.F.O che si schiantò in Giappone



Nella biblioteca giapponese Iwase Bunko è custodito un testo intitolato Hyouryuukishuu (Storie di naufragi), risalente al tardo periodo Edo (1603-1868).

Il testo racconta di un insolito naufragio sulle coste giapponesi. Si narra, infatti, di un vascello, largo 5,4 metri ed alto 3,3, che si arenò sulla spiaggia di Harashagahama. Il vascello sembrava di ferro e nello scafo si aprivano degli oblò che parevano di vetro. All'esterno ed all'interno del veicolo furono rinvenuti strani caratteri di un alfabeto sconosciuto. A bordo si trovava una giovane donna dalla pelle chiarissima con sopracciglia e capelli rossi. Coloro che la avvicinarono riferirono che la donna parlava una lingua ignota.

Un'illustrazione del documento mostra la figura muliebre, mentre tiene stretta tra le mani una scatola di legno che doveva rivestire per lei un'importanza vitale tanto che non permise a nessuno di avvicinarvisi.

Questo singolare racconto è riportato con alcune varianti anche in altri testi dello stesso periodo, come il libro Toen Shousetsu (1825) scritto da Kyokutei Bakin, o il romanzo Ume no Chiri (1844).

Si tratta di una testimonianza clipeologica di notevole interesse per molte ragioni: è il resoconto piuttosto preciso di un presunto incontro ravvicinato del terzo tipo; la figura femminile, proveniente da un altro pianeta presenta i tratti somatici di donne dello spazio protagoniste di qualche abboccamento con terrestri durante la seconda metà del XX secolo; la narrazione è corredata di illustrazioni inequivocabili. E', infatti, effigiato il classico U.F.O. con la parte inferiore contraddistinta da una raggiera, mentre nella calotta si notano delle probabili aperture quadrettate.

La visitatrice ha il volto di una giovane nipponica, evidentemente per una naturale inclinazione dell'illustratore a ricondurre fattezze aliene a qualcosa lui familiare. I capelli neri della visitatrice sono raccolti in una crocchia da cui scende una lunghissima coda. Ella indossa una sorta di giubba abbottonata e con colletto come rigonfio, pantaloni bicromi a zampa d'elefante ed allacciati in vita da una gala rosa. Ancora più del singolare abbigliamento, adatto più ad un uomo che ad una donna dell’epoca, colpisce la piccola arca che la donna tiene stretta a sé: è uno strumento per comunicare, ossia una sorta di traduttore? (1)



Il disegnatore curò anche di riportare diligentemente i geroglifici osservati sull'astronave. Sono un triangolo il cui lato sinistro è intersecato da un cerchio; un glifo simile al segno fenicio zayin, pugnale, ma con una barra orizzontale al centro; un circolo; un cerchio sormontato da una croce greca (2) ; un delta con due lati intersecati da cerchi.

Non è il caso di cimentarsi in lambiccati e, alla fine, inani tentativi di decifrazione di tali simboli, ma salta all'occhio che alcuni assomigliano in modo sbalorditivo a certi caratteri impressi sulle travi a doppio T del "filmato dei rottami" diffuso dal controverso Ray Santilli. In particolare è pressoché identico il segno con le due E speculari, simili sono i triangoli qui associati ad una barra parallela al lato sinistro ed il cerchio che, però, è attraversato da due linee parallele che conferiscono al segno la forma di una testa di vite. (3)

Che cosa può significare tale analogia? Forse qualche spezzone del filmato realizzato da Santilli è autentico o il regista britannico per confezionare il falso si ispirò al documento iconografico giapponese?

E', invece, soltanto una coincidenza?

(1) Circa le apparenti fattezze nipponiche, bisogna aggiungere che gli occhi a mandorla ed i capelli rossi sono tratti riscontrati in alcune visitatrici dello spazio.

(2) Siamo in presenza di un simbolo identico al glifo che, nell’astrologia, si riferisce al pianeta Venere, ma capovolto. In questa identificazione grafica del pianeta ciprigno qualcuno ha visto uno specchio, in cui la croce sarebbe l’impugnatura; altri il sole sulla linea delle acque; altri il sole che sovrasta la materia, rappresentata dalla croce. Il glifo è simile all’ankh egizia, definita la “chiave della vita”.

(3) Nel 1947, Jesse Marcel Jr. disegnò i glifi da lui osservati sui rottami mostratigli dal padre, prima che egli li consegnasse alla base della cittadina. Il disegno mostra vari disegni (un quadrifoglio, una croce bombata, degli otto etc.), ma anche nella parte superiore una barra a doppia T su cui pare siano effigiate le stesse "lettere". Sembra che questi caratteri siano diversi da quelle della sbarra che compare nel documento di Santilli: sono segni su cui si sono arrovellati numerosi studiosi. Suggestiva, ma del tutto oziosa, se - come sembra – il video è falso, l’interpretazione di Michael Hesemann che collega i glifi a lettere dell’alfabeto fenicio cui sono accostabili per qualche affinità formale. Numerosi e talora forzati altri tentativi di decodificazione.

August 20, 2008

il poliziotto sulle tracce degli ufo!

Quel poliziotto francese sulle tracce dei marziani
L'ultimo caso risolto: oggetti luminosi avvistati da decine di abitanti nel cielo sopra l'isola d'Yeu, in Vandea. In realtà, erano lanterne tailandesi portafortuna, un uomo le aveva lanciate in volo come segno di benaugurio. A gennaio, un meteorite caduto in un campo di grano in Provenza era stato scambiato per un'astronave. Ora rimane da capire quell'aureola arancione fotografata durante un temporale vicino a Lione.

Meno male che c'è Jacques Patenet. Senza di lui, l'universo sembrerebbe più minaccioso di quel che è. Trecento miliardi di stelle nella nostra galassia, altre 100 galassie come le nostre: c'è da perderci la testa. Questo anziano astrofisico, capelli bianchi, cravatta sempre impeccabile e modi garbati, difende la nostra razionalità. Il suo mestiere - cacciatore di Ufo - non deve trarre in inganno. Patenet è un esperto autorevole.

Lavora da più di trent'anni per il ministero della Difesa, insieme alla gendarmeria che raccoglie avvistamenti, paure, suggestioni. Niente fantascienza o incontri ravvicinati. Qui si tratta di verbali di polizia e inchieste scientifiche. E' dal 1969 che la Francia ha un nucleo per l'osservazione degli "oggetti volanti non identificati". Le segnalazioni alle autorità sono costanti, con alcuni picchi temporali (per esempio il 1980 e il 1993) e spaziali (Provenza e regione parigina).

Quest'anno, però, sembra destinato a segnare un nuovo record. Trenta avvistamenti nei primi sei mesi, quasi il doppio del 2007. Ma anche questo è mistero presto svelato. Il Geipan - il centro di ricerca guidato da Patenet - ha da poco messo in rete il suo archivio. Oltre 1.600 verbali, con le relative inchieste.

L'interesse di chi crede o teme gli Ufo è stato tale che
il sito è finito ripetutamente fuori uso. E gli X-Files francesi invece di rassicurare, hanno aumentato fantasie e strane percezioni. "Mettendo in rete il nostro archivio - spiega Patenet - volevamo smontare gli appassionati del complotto".

Il centro di studio si trova a Tolosa, qui arrivano tutte le denunce: testimonianze, disegni, foto e video. Scartate le ricostruzioni più inverosimili (un terzo), viene chiesto il parere di esperti: astronomi, fisici, ingegneri spaziali. Quasi metà delle manifestazioni "paranormali" vengono spiegate con un fenomeno naturale: albe boreali, eclissi, lampi, fuochi d'artificio ma anche meteoriti o pezzi di fusoliere caduti dallo spazio. Un 15% soltanto delle segnalazioni corrisponde a "fenomeni aerospaziali di Tipo D". Ovvero enigmi senza risposta. Ce ne sono una decina in tutto, eventi celesti che resistono a ogni logica. "Non credo alla vita extraterrestre. Ma penso sia giusto indagare per non lasciare questo fenomeno a sette o ciarlatani" spiega Patenet.

Le inchieste possono durare a lungo. Nel 1995, due contadini francesi avevano visto precipitare nella loro fattoria un cilindro metallico incandescente. Secondo la Nasa, era il detrito di un satellite russo messo in orbita pochi giorni prima. Ma poi gli studiosi avevano scoperto un sigillo del Terzo Reich. Soltanto nel 2000, si è scoperto che si trattava di un frammento di granata della seconda guerra mondiale.

L'importante, dice adesso Patenet, è portare la gente a testimoniare, a esprimere le proprie paure. Niente ideologia, soltanto un meticoloso lavoro di investigazione. E sulla porta del suo ufficio, sarebbe pronto a mettere lo slogan del tenente Mulder, protagonista della serie tv X-Files: "Io voglio credere". Solo così si possono prevenire possibili fobie collettive.

July 04, 2008

Certificato come autentico un “X-file” datato 1936

 Lo confermano gli studi di un comasco
 
 

Dischi volanti avvistati durante il Ventennio. Una rivoluzione nella storia dell’ufologia italiana avvalorata dagli studi di un comasco. È stato Antonio Garavaglia, il perito chimico e consulente del Tribunale lariano scomparso due anni fa, a certificare come autentico una sorta di “X-file” datato 1936. Il documento era finito sessant’anni dopo, nel 1996, nelle mani di Roberto Pinotti, segretario del Centro Ufologico Nazionale. L’esperto lariano dopo aver esaminato carta e inchiostro non ha avuto dubbi sull’autenticità del documento.
Si tratta di un rapporto segreto redatto in base alle indicazioni fornite da alcuni piloti militari che avvistarono nei cieli di Mestre strani oggetti volanti. Ecco l’affascinante e misteriosa storia: mentre i “Cacciatori” della regia aeronautica italiana erano in volo di perlustrazione sui cieli di Mestre si imbatterono in tre oggetti volanti non identificati. Le descrizioni parlavano di uno strano velivolo a forma di siluro e di altri due oggetti volanti somiglianti – si può leggere nel testo del documento – al cappello rovesciato di un prete. Rientrati alla base, i piloti stesero una dettagliata relazione sull’accaduto, corredandola con alcuni disegni. 
Il testo arrivò al ministro degli Esteri fascista, Galeazzo Ciano e sempre in maniera segretissima sul tavolo di Benito Mussolini. Venne creata una commissione apposita per studiare simili velivoli non identificati che in un primo tempo si pensava potessero essere prototipi di nuovi aerei francesi o tedeschi. 
Nessun altro venne messo a conoscenza dell’accaduto, neanche il Vaticano. Di questo avvistamento e del relativo documento non si ebbe più notizia. Nel 1996 l’approdo al centro ufologico nazionale. 
«Sessant’anni dopo siamo riusciti a ottenerlo – racconta Roberto Pinotti - A quel punto era necessario certificare con sicurezza la reale data di quei fogli che avevamo ottenuto. E fu qui che entrò in gioco Antonio Garavaglia. L’esperto compì uno scrupoloso lavoro di analisi sulla carta e sull’inchiostro. Alla fine confermò che la datazione risaliva effettivamente agli anni Trenta». 
Questa indicazione temporale, sempre secondo l’ufologo, è molto importante perché anticipa di dieci anni il primo avvistamento di presunti Ufo di cui si aveva fino ad allora conoscenza.

L’UFO DEL GRAPPA UNO DEI CASI PIÙ INTESSANTI D’ITALIA

Paderno del Grappa – Protagonista nel programma di Rete 4 “Top Secret” l’ufo fotografato sul Grappa il 7 giugno del 1998. Nel programma di Mediaset, in onda mercoledì sera, il fenomeno immortalato dalla macchina fotografica di tale Edy Guadagnini è stato classificato come uno dei casi più interessanti mai registrati in Italia.

All’epoca l’uomo era sul terrazzo di casa, a Paderno del Grappa, insieme alla figlia. Col binocolo stava osservando il versante sul del Monte Grappa. All’orizzonte quello che pareva essere un vero e proprio disco volante. Prese quindi la macchina fotografica e l’immortalò.

Lo scatto divenne un caso e fece il giro del mondo. All’inizio del ’99, dopo il tam tam mediatico, e dopo gli appostamenti della gente in cerca di altri ufo, un’altra segnalazione. Mercoledì, Claudio Brachino con il suo programma ha riportato in auge il mistero.

 

May 31, 2008

Misteri: Firenze, 1968. L'ufo della notte di san Lorenzo

2008 - 02:06 055news.it









Firenze, 10 agosto 1968, la notte di san Lorenzo. Pochi minuti prima delle 21 un oggetto oblungo, a forma di fuso, solcò il cielo della città, lasciando una scia multicolore. Si spostava a gran velocità in direzione nord, grosso modo verso Bologna. Evidentemente produsse delle interazioni a livello elettromagnetico, visto che a molti televisori in città si interruppe l’audio. Un effetto simile si manifestò anche a Prato, dove addirittura dai televisori scomparve l’immagine. Sopra Vaglia, in località Paterno, fu udito un grande boato; subito dopo, le mura di una trattoria che tutt’ora sorge un po’ isolata nella valle, iniziarono a vibrare violentemente, tanto da spingere i clienti a uscire preoccupati. Tutti si accorsero che in cielo, sulla verticale, era una strana nuvoletta, da cui cadde una singolare pioggia di un liquido trasparente. La relazione fra l’ufo avvistato a Firenze e la nuvoletta di Vaglia è piuttosto intuitiva. Campioni del materiale piovuto a terra furono fortunatamente prelevati dai carabinieri, prima che il giorno successivo una gran moltitudine di curiosi, in seguito alle notizie diffuse dai media, si radunasse portando scompiglio e calpestando la zona in modo scriteriato. Le gocce una volta cadute al suolo sembravano emanare una debole luminescenza e l’indomani la sostanza appariva solidificata, simile al gesso e mostrava di contenere dei minuscoli punti neri, che all’analisi di laboratorio si rivelarono radioattivi. Un fenomeno analogo si verificò, verosimilmente negli istanti immediatamente successivi, anche a San Piero a Sieve. Da ulteriori testimonianze si comprese che l’ufo si era poi diretto verso la zona del Passo della Futa, sebbene molti esperti, fra cui l’ufologo Roberto Risoli, non escludano l’ipotesi che il misterioso oggetto si sia a quel punto disintegrato in aria: questo potrebbe spiegare il boato udito già in zona Vaglia e il fatto che nel versante emiliano nessuno abbia avvistato il "fuso volante".

GLI UFO DI BINO BINI


Bino Bini è un meteorologo toscano che ha lavorato, per molti anni come valentissimo direttore, all'interno dell'Istituto meteorologico e sismologico di Imperia. Scomparso nel maggio dello scorso anno, Bini ha coltivato anche studi ufologici, dopo aver rilevato strani oggetti nello specchio di mare antistante la costa tra Capo Berta ed Imperia.

In particolar modo, è piuttosto nota la sua osservazione di ordigni luminosi il giorno 6 dicembre del 1984, in circostanze simili a quelle di altri avvistamenti caratterizzati da una concomitanza tra il volo di caccia ed U.F.O., proprio come nel caso del disastro avvenuto presso l'isola di Ustica. A circa ottanta miglia dall'isola di Ustica, il 27 giugno 1980, un DC-9 dell'Itavia, decollato a Bologna e diretto a Palermo, cadde in mare, esplodendo in volo. Morirono ottantuno persone. Diversi elementi hanno indotto a pensare che l'aereo fu abbattuto da un missile, ma le cause del tragico accadimento non sono state ancora ufficialmente accertate.

Tra i vari ricercatori, Umberto Telarico ha dedicato un corposo e documentato studio alla strage nei cieli di Ustica, formulando l'ipotesi di una correlazione tra il probabile abbattimento dell’aereo e la presenza di un’astronave. Secondo Telarico, che ha compulsato e studiato un numero enorme di fonti, articoli di quotidiani, documenti ufficiali e no (tracciati radar, registrazioni telefoniche…), il velivolo dell’Itavia, trovandosi nelle vicinanze di uno o più U.F.O., cui davano la caccia alcuni aerei militari della N.A.T.O., precipitò in seguito al lancio di un missile che incrociò la traiettoria del DC-9. Non fu quindi il bersaglio dell’attacco, ma si trovò nel luogo sbagliato al momento sbagliato.

Osserva Domenico Pasquariello: “Anche se sembra strano, le prove raccolte fino ad ora portano a concludere che il DC9 Itavia si trovò in mezzo ad un tentativo per opera delle forze N.A.T.O. di abbattere un'astronave aliena. La tragedia avvenne perché il DC9 in questione fu sfiorato dall’U.F.O. durante una manovra evasiva, oppure perché il DC9 fu colpito per sbaglio da un’arma della N.A.T.O. diretta contro l'U.F.O. È emerso anche che “il DC9 Itavia era stato solo danneggiato e riuscì ad ammarare restando integro, ma fu distrutto da forze N.A.T.O, affinché nessun civile potesse rivelare la verità”. Pare che i passeggeri dell’aereo, anche se colpiti da una violentissima onda d’urto, si salvarono grazie ai dispositivi di emergenza, ma furono crudelmente eliminati di modo che non restassero testimoni dell’accaduto. In seguito furono uccise o ridotte al silenzio le persone coinvolte nell’operazione (piloti, radaristi).

In questo sinistro scenario, si inserisce lo strano incidente occorso a Ramstein, dove, nell'ambito di un'esibizione delle Frecce tricolori, morirono due testimoni scomodi. Domenica 28 agosto 1988, durante l'Airshow Flugtag '88 nella base statunitense di Ramstein (Germania), l'esecuzione della figura detta del “Cardioide”, gli Aermacchi MB-339 del Tenente Colonnello Ivo Nutarelli (Pony 10 della formazione), del Tenente Colonnello Mario Naldini (Pony 1) e del Capitano Giorgio Alessio (Pony 2) entrarono in collisione ad un'altezza di circa quaranta metri dal suolo. Gli aerei numero 1 e 2 precipitarono in fiamme ai lati della pista. Il terzo velivolo, sempre in fiamme, si abbatté sulla folla. Oltre ai tre piloti, persero la vita sessantasette spettatori.

Nella sentenza-ordinanza del giudice Rosario Priore sulla strage di Ustica a pag. 4667, riferendosi ai due ufficiali dell’Aeronautica militare, componenti della pattuglia delle Frecce Tricolori, colonnelli Mario Naldini e Ivo Nutarelli, si legge: "E' emerso in più punti dell'inchiesta, che i due ufficiali piloti, del gruppo intercettori, in servizio presso l'aeroporto di Grosseto, la sera del 27 giugno 80 fossero in volo su F104, fino a 10 minuti circa prima della scomparsa del DC9 Itavia – il loro atterraggio all'aeroporto di Grosseto è registrato alle 20.45 e 20.50 locali; che questo velivolo, insieme ad altro, con ogni probabilità quello dell'allievo, avesse volato per lunga tratta di conserva al velivolo civile; che durante questo percorso e al momento dell'atterraggio avesse squoccato i codici di emergenza.”

Secondo fonti giornalistiche, l'8 settembre 1988, il tenente colonnello Naldini, avrebbe dovuto rispondere alle domande del giudice Priore sui fatti di Ustica. Furono quindi occultate prove ed indizi e vennero diffuse ipotesi e voci depistanti: quella risibile del cedimento strutturale e quella dell'attentato.

Sul meteorologo Bini, indirettamente legato alla tragedia di Ustica, ho condotto accurate ricerche, ma purtroppo senza riuscire a reperire notizie sulla sua attività di ricercatore ufologico. Ho anche interpellato per posta elettronica i responsabili dell'Istituto meteorologico di Imperia per avere almeno delle informazioni biografiche; non ho ricevuto, però, risposta alcuna.

È noto che, negli ultimi anni, Bini profuse tempo ed energie per investigare gli avvistamenti di U.F.O. e di U.S.O. piuttosto frequenti nella zona di mare che lambisce la costa ligure, una zona in cui si vocifera esistano basi militari segrete, forse subacquee. Bini, noto anche per i suoi studi sui terremoti, è scomparso all'età di 79 anni. Sarebbe interessante conoscere i risultati delle sue indagini ufologiche e se per caso, da persona dall'acume notevole, aveva intuito che potrebbe esistere un nesso tra alcuni disastri aerei e l'apparizione di O.V.N.I.

Fonti:

- La Stampa del giorno 8 dicembre 1984, cronaca della Liguria, p. 17
- U. Telarico, Ipotesi su una componente ufologica nella strage del DC-9 Itavia verificatasi nel cielo di Ustica il 27 giugno 1980, 2006

March 21, 2008

La battaglia di Los Angeles: Ufo o arma di Hitler?

di Piero Pecoraro
Los Angeles: C’è stato un avvistamento sessantasei anni fa che non ha avuto il risalto che secondo me merita, anche perché presenta tutta una serie di prove a sostegno davvero notevoli.
Mi riferisco a quella che viene impropriamente detta la battaglia di Los Angeles avvenuta mercoledì 25 febbraio 1942.
Lo possiamo definire il più grande avvistamento ufologico di massa della storia più recente.
La sua stranezza poi, viene corroborata dal fatto di non essere “inquinata” da nessuna moda o pregiudizio ufologico, infatti si verificò cinque anni prima di Roswell e del cruciale avvistamento di Kenneth Arnold da cui si fa risalire la data di nascita dell’ufologia. Insomma molto prima della moderna era ufologica se cosi possiamo dire.
Ma vediamo di percorrere passo a passo tutta la sequenza drammatica di quegli avvenimenti. Il mondo era in guerra e l’America era ancora sotto shock per l’attacco di Pearl Harbor, avvenuto due mesi prima (7 dicembre 1941). La vita era davvero difficile e come possiamo immaginare i nervi erano a fior di pelle.
Quel 25 febbraio, l’aurora stava cominciando ad impallidire il cielo di Los Angeles, portando la luce su una notte insonne e carica di paura del nemico nipponico, allorquando un enorme (astronave?) scambiata per un aereo giapponese fu intercettata da una moltitudine di riflettori della 37° Brigata di Artiglieria Costiera che parve comparire dal nulla inondando una piccola zona del cielo come una torcia luminosa lugubre e irreale. Il cielo invernale era limpido e faceva molto freddo.
La nave pareva stazionaria sulla verticale delle città di Culver City e Santa Monica. Immediatamente la contraerea ( una ventina di batterie) aprirono il fuoco esplodendogli contro più di 2000 proiettili da 500 grammi e il tutto avveniva sotto gli sguardi atterriti di migliaia e migliaia di persone infreddolite uscite all’aperto per vedere “l’invasore”. L’intercettazione di questo grande oggetto circolare (così fu descritto da chi lo osservò) gettò immediatamente Los Angeles e buona parte della California del Sud in un totale oscuramento da bombardamento aereo. Nelle strade i responsabili della protezione civile e gli ufficiali della contraerea si muovevano in nervosa e febbrile corsa da un punto all’altro della città nell’intento di respingere l’invasore.
Alla fine si conteranno la bellezza di sei morti e certo numero di feriti per la caduta dal cielo dei proiettili esplosi verso l’oggetto. Infatti caddero dal cielo proiettili e frammenti di bossoli su case, strade e palazzi per chilometri e chilometri.
Si muoveva alta nel cielo fluttuando leggermente secondo un tragitto che partiva inizialmente dagli studio della Metro Goldwin Mayer di Culver City.
Tutti videro e avvertirono lo scoppio delle detonazioni delle artiglierie e il fischio caratteristico dei proiettili traccianti, che secondo i militari erano andati sicuramente a colpire il bersaglio in volo, ma che non avevano provocato alcunché.
Nella foto, che fu scattata all’epoca e che ha fatto il giro del mondo, si vede chiaramente la parte del cielo di Los Angeles come appariva all'altezza del tiro incrociato.
All’interno del bagliore delle esplosioni e dell’illuminazione dei riflettori, si nota molto distintamente la forma dell’astronave.
Si vede nettamente un grosso oggetto volante, che sembra per niente in difficoltà mentre su di lui si abbattono tutti quei colpi. Un’altra cosa strana è che i fasci di luce dei riflettori avrebbero dovuto proseguire oltre se non ci fosse stato nulla nel punto dove si “vedeva” l’oggetto, invece i fasci erano, come dire, deviati o meglio bloccati da una massa in volo. Volo che era alquanto strano, perché si muoveva in modo diverso da tutti gli aerei dell’epoca (ma anche di oggi) poiché si muoveva lentamente e a bassa velocità, addirittura in alcuni momenti pareva fermo.
Come detto le perdite si contarono, ma a terra. Alla fine molto lentamente e fluttuando si diresse verso Long Beach prima di scomparire per sempre.
Il 26 febbraio sul quotidiano Los Angeles Times, in un articolo in prima pagina e a caratteri cubitali, fu fatta una descrizione dell’avvenimento e dell'UFO.
Se ne deduce la notevole sensazione di panico ed emozione provata in quella indimenticabile notte.
Riportiamo fedelmente il resoconto.
"L'Esercito dichiara che l'allarme è reale"
" Una folla infreddolita guarda il cielo illuminato dai colpi dell'artiglieria.
Le esplosioni forarono l'oscurità come piccole stelle fiammeggianti... le luci dei riflettori sembrano dita protese a scrutare il cielo notturno... Urlano le sirene antiaeree... "Prendete quegli sporchi invasori! " e ovunque echeggiano le grida dei militari e della polizia.
Ma l'oggetto nel cielo si muoveva lentamente, catturato al centro delle luci come il mozzo della ruota di una bicicletta circondato dai raggi splendenti.
Il fuoco sembrava esplodere in cerchio tutto attorno al bersaglio.
Gli astanti, tremanti al gelo del primo mattino, comunque non hanno avuto la possibilità di vedere un solo velivolo precipitare o bombe sganciate.
"Forse è solo un'esercitazione", ha rimarcato qualcuno.
"Test un accidente! " è stata la risposta.
"Non spari in aria tutto quel metallo a meno che non stai cercando di tirare giu' qualcosa. "
"L'oggetto bersagliato continuava a muoversi fiancheggiato dalle esplosioni vermiglie, mentre le casalinghe, avvolte dalle loro vestaglie, rabbrividivano e guardavano quella scena terrificante."
Dunque si sa per certo che non si era trattato di un falso allarme, ma allora che cosa ha attraversato lo spazio aereo di Los Angeles?
Chi era l'intruso?
Il comando di San Francisco confermò la presenza sulla costa Sud di aeromobili non identificati, si registrarono due dichiarazioni ufficiali della Marina di Washington: nella prima si minimizza il fatto, tramite dichiarazione del Segretario Frank Knox, con i "nervi scossi" della popolazione. Nella seconda si afferma: "L'aereo che ha causato il blackout nell'area di Los Angeles per diverse ore questo mattino non è stato identificato".
Il Quartier Generale della difesa occidentale dell’esercito dichiarò che l’oscuramento e le azioni contraeree furono dovute all’intrusione di un oggetto non identificato avvistato sull'area della baia.
La città fuoscurata oscurata dopo l’ordine di sbarramento antiaereo giunto dal 14° Comando Intercettore - dalle 2:25 alle 7:21 del mattino dopo che un precedente allarme giallo delle 19:18 era rientrato alle 22:23.
L’oscuramento si protendeva concretamente fino al confine messicano e oltre, nella San Joaquin Valley. Si afferma che non furono sganciate bombe e non furono abbattuti aerei e comunque non vi furono da parte dell’intruso azioni ostili.
Fu nel 1974 che, grazie alla legge Freedom of Information Act (F.O.I.A) che come sappiamo obbliga il governo americano a declassificare i documenti che non riguardano la sicurezza nazionale, venne reso pubblico un promemoria segreto del generale George Marshall, spedito al presidente Franklin Delano Roosevelt. Il segretario generale disse che si trattò di aerei non identificati e non appartenenti alle forze armate americane. Avanzò l'ipotesi di un aereo civile nel deliberato tentativo di provocare il panico, ma senza spiegare come avrebbe potuto sfuggire per circa un'ora ai numerosi colpi della contraerea americana, né come avrebbe fatto a restare completamente immobile per parecchi minuti
Che cosa sorvolò il cielo di Los Angeles scatenando tutto questo? Un ufo. Oppure una delle famose armi sperimentali di Hitler che avevano forma di disco volante, le famose V7? Chissà, se nei prossimi mesi ( o anni) non saltino fuori dagli archivi militari ulteriori notizie su questo affascinante e misterioso evento.

February 09, 2008

CANADA 1959: ENORME UFO SORVOLA BASE MILITARE

A distanza di quasi 50 anni, la testimonianza di uno degli operai impiegati nella base USAF SAC di Goose Bay.
La testimonianza è stata raccolta e verificata da Brian Vike, responsabile del gruppo di ricerca ufologica canadese HBCC Ufo Research, impegnato da quasi 10 anni nella catalogazione e verifica di testimonianze di avvistamenti provenienti da tutto il mondo.Il caso in questione è stato catalogato da Vike nella sezione "militari ed ufo" ed il testimone si è reso disponibile a fornire tutte le sue generalità, che Vike ha per correttezza rimosso dal report pubblico.HBCC Ufo ha inoltre invitato tramite il suo sito altri dipendenti o militari di stanza nella base in quel periodo, ad inviare la loro testimonianza dell'accaduto. Non è quindi escluso che nei prossimi giorni ci siano ancora maggiori dettagli provenienti da altri testimoni.Lo scenario è una base militare strategica canadese (Strategic Airforce Command - SAC) sotto il controllo USAF nel 1959, finalizzata per lo più allo stazionamento e rifornimento di bombardieri B-52.La base dismessa nel 1976 era situata nell'estremo nord del Canada, nella provincia di Newfoundland, nella zona di Labrador, e più precisamente nella baia di Goose.Di seguito la traduzione della lettera del testimone, in allegato al presente articolo in versione originale.Gentile mr. Vike,questa è la descrizione dell'avvistamento ufo avvenuto nel 1959 del quale le ho parlato. Innanzitutto le fornisco il mio nome e la collocazione geografica dell'avvistamento. Il mio nome è (ndr. nome e indirizzo del testimone rimossi). L'evento è occorso presso la base USAF SAC (ormai abbandonata dagli Yankee ma ancora operativa per conto della NATO) situata a Goose Bay, Labrador. Ho già segnalato l'evento al MUFON (ndr. Mutual Ufo Network) un paio di anni fa, ma a parte questo non ho raccontato l'accaduto a nessun altro.Ovviamente durante gli anni (oltre 47 ormai) ho pensato a quanto accaduto migliaia di volte. Ho cercato a lungo descrizioni di avvistamenti analoghi ma non ho trovato nulla che si avvicinasse anche lontanamente a quanto ho potuto osservare quel giorno. Ecco la descrizione dell'evento. Le misure sono espresse in piedi e miglia come si usava al tempo.Agosto 1959 USAF SCA Base, Goose Bay, Labrador. All'epoca avevo 22 anni, ero un residente di Newfoundland che lavorava nel reparto dei motori presso la base. L'evento si è verificato intorno alle 3 di notte. Ero stato chiamato per accompagnare due piloti USAF in visita, a pescare presso un lago vicino alla base radar di Pine Tree (a circa 20-30 miglia dalla Base Aerea) prima del loro rientro alle basi di appartenenza. Io guidavo la jeep e avevamo appena raggiunto il perimetro esterno della Base Aerea. Da qui a Pine Tree Mountain c'era solo la macchia.Nessuna luce se non quella dei fari della jeep e alberi alti su entrambi i lati della strada. Stavamo procedendo verso la nostra destinazione quando il passeggero sul sedile di destra disse "che diavolo è quello". Guardai fuori dal finestrino e vidi qualcosa che stava sorvolando gli alberi e così fermai subito la jeep in mezzo alla strada e tutti scendemmo dalla vettura.Quello che vedemmo aveva dell'incredibile. Non posso dire con certezza che dimensioni avesse ma era enorme. Quello che so è che oscurò completamente la visuale del cielo sopra di noi. A quella latitudine in cielo inizia già ad albeggiare in agosto a quell'ora, ma non abbastanza da poter definire bene i contorni di quell'oggetto e stabilirne la forma.Gli alberi che costeggiavano la strada erano alti circa 100 piedi e quel velivolo volava appena sopra alle loro punte.Volava parallelo al terreno e molto lentamente. Emetteva solamente un leggero ronzio e nessun altro rumore.Non aveva luci lampeggianti o altro. Aveva però tre grandi aree illuminate rotonde in fila indiana.Direi che ognuna era circa 25-30 piedi di diametro. Lo spazio tra una e l'altra era più o meno della stessa distanza. Forse sia le luci che la distanza che le separava erano maggiori di quanto ho stimato a senso, considerando che la strada era larga 45 piedi. Non c'erano raggi o fasci di luce. Questi cerchi luminosi davano come l'impressione di guardare da lontano una finestra illuminata oscurata da una tendina. Il colore era giallo/bianco ma più tendente al bianco. Posso descrivere tutto con estrema precisione perchè quell'oggetto volava ad appena 150 piedi da terra.Si è mosso molto lentamente per circa 45-60 secondi finché non ha attraversato tutta la larghezza della strada.Appena ha raggiunto l'altro lato della strada è scomparso dalla nostra vista a causa degli alberi.Siamo risaliti immediatamente in macchina e siamo tornati indietro fino a dove gli alberi finivano, a circa mezzo miglio dalla strada principale più vicina.L'oggetto era ancora molto vicino alla strada dove eravamo.Lo abbiamo osservato procedere alla stessa altitudine per circa 3/4 di miglio, finché non è entrato nel perimetro della Base Aerea dove si è alzato leggermente a sorvolare la base.Quando si è posizionato circa al centro della Base, ha effettuato una brusca virata verso l'alto sempre procedendo alla stessa lenta velocità. In realtà non è andato dritto verso l'alto ma ha percorso una rotta a spirale di circa un miglio di circonferenza (forse più). Era come se volesse dare uno sguardo completo alla Base e se c'era una qualche intelligenza a bordo di quel velivolo, era quasi come se volesse "sfidare" gli occupanti della base a guardarlo bene. In realtà queste riflessioni le ho fatto solo anni dopo l'accaduto. Eravamo troppo presi dal domandarci cosa fosse quella cosa. La Torre di Controllo era stata avvisata dalla mia radio. Il personale della torre vide l'oggetto, eppure nessuno fece niente a riguardo come se non importasse a nessuno. Per quanto ne so non ci fu nessun aereo messo in stato di allerta. Infine l'oggetto sparì dalla nostra vista. Il tutto sarà durato circa 20 minuti.All'epoca era operativo il "Progetto Blue Book", ma io non lo seppi se non diversi anni dopo. Ogni base aveva un ufficiale di collegamento incaricato di investigare su questi avvenimenti, eppure io non lo seppi mai da nessuno.C'è un rapporto nel "Blue Book" che riguarda la Goose Bay del 10 agosto 1959. E' una segnalazione fatta da un pilot di jet della RCAF (la RCAF occupava circa un terzo della base ed era separata dalla parte americana), ma non si tratta dello stesso giorno o dello stesso oggetto.Sto definendo quello che ho visto "un oggetto" perchè nel 1959 era così che lo definivamo. Se qualcuno mi avesse chiesto se avevo visto un UFO avrei risposto "Cos'è un UFO?". Sapevo che avevamo visto qualcosa di insolito ma di sicuro non avrei mai chiamato quella cosa "un UFO". Lei si starà chiedendo come mai dopo tutto questo tempo questi ricordi sono ancora così nitidi nella mia mente. Dopo alcuni anni (sono entrato nella RCAF nel 1960) e dopo che realizzai veramente cosa avevo visto, scrissi tutti i dettagli su un quaderno. Inoltre non dimenticherò mai neanche il più piccolo dettaglio di quello che vidi quella notte. Posso ancora rivedere chiaramente la scena di quell'enorme velivolo sorvolare appena le cime degli alberi.Non so cosa vidi quella notte ma di sicuro non era opera di esseri umani. Non era un aereo o un elicottero, non era un pallone di alcun tipo. Nessun pallone meteorologico o di altra natura poteva essere così grande in ogni caso.Se fosse stato un aereo convenzionale avrebbe fatto un sacco di rumore e a quella velocità si sarebbe schiantato al suolo. Un elicottero avrebbe potuto andare a quella velocità ma il rumore sarebbe stato facilmente udibile.In ogni caso nel 1959 gli elicotteri non erano neanche così popolari come lo sono oggi.Riguardo all'ipotesi del pallone, chi mai guiderebbe una mongolfiera sopra una base militare alle 3 di notte nel 1959 (quando le norme di sicurezza erano molto più inaffidabili di quanto lo siano ora). Qualunque cosa fosse non apparteneva in ogni caso alla Base Aerea di Goose Bay.Ho percorso ogni singolo metro di quella base e sono entrato in ogni hangar e non ho visto nulla neanche lontanamente paragonabile alle dimensioni di quel velivolo.Non credo neanche che fosse una sorta di scherzo o di messa in scena. Nel 1959 nessuno si sarebbe preso così tanto disturbo perchè la materia "UFO" non era appunto così pubblicizzata come lo è ora.Nessuno avrebbe organizzato una cosa del genere in un posto così isolato solo per far si che lo vedessero 4 persone.Per come è successo è stato solo per puro caso che io e gli altri due piloti abbiamo potuto assistere all'evento.La torre è stata avvertita da me via radio e le uniche altre persone sveglie in quel momento forse erano i militari di guardia al cancello principale e forse qualche altra persona che lavorava negli edifici.Anche se ci fosse stato qualcuno al lavoro sulle piste dovrebbero aver guardato in cielo per vederlo e non è verosimile (ndr. dato che non emetteva alcun rumore), Attualmente credo che sia possibile raggiungere Goose Bay da una strada di nuova costruzione, ma nel 1959 quella parte di Newfoundland era completamente isolata, eccetto che per il porto (aperto solo durante la primavera e l'estate) e i mezzi aerei.

February 08, 2008

Ufo o Esperimento Militare ? Dopo 50 anni resiste il Grande Mistero dei nove morti della Spedizione degli Urali.



E' una incredibile storia, quella che ebbe per teatro i Monti Urali agli inizi del 1959, una vicenda che da 5 decenni appassiona gli esperti, e gli ufologi di tutto il mondo. E che in questi giorni ha ritrovato una piena attualità, dopo anni nei quali, a causa anche delle reticenze sovietiche, si erano perse le speranze di arrivare ad una verità.
La storia merita di essere ripercorsa per intero, e lo facciamo grazie ad un recentissimo articolo apparso su Moscow Times, e ripreso dall'agenzia Ansa. Leggiamo:
In nove fuggirono seminudi dalla tenda che li riparava dai meno trenta gradi centigradi dell'esterno, verso una morte per assideramento, accompagnata pero' per alcuni di loro da misteriose lesioni interne: a 49 anni dalla tragedia, non ha ancora nessuna spiegazione la strage di giovani sciatori verificatasi nel febbraio del 1959 in una zona sperduta degli Urali, nei pressi dei monti di Otorten.
In epoca sovietica, ricorda oggi il quotidiano in lingua inglese 'Moscow Times', gli inquirenti dovettero chiudere il caso come strage "dovuta a una misteriosa forza irresistibile", e tutti i documenti legati all'inchiesta vennero classificati segreti. Con la parziale apertura degli archivi negli anni '90 sono usciti fuori dettagli che non hanno fatto che aumentare il mistero.
La vicenda e' stata riesaminata venerdi' scorso a Iekaterinburg, capoluogo degli Urali, in una conferenza organizzata dalla fondazione Igor Dyatlov (lo vedete nella foto che ho pubblicato in testa, ndr), che prende il nome dal ventitreenne capo della sfortunata spedizione.
Era il 2 febbraio del 1959 quando nove giovani sciatori dell' Istituto politecnico degli Urali, sette uomini e due donne, tutti sperimentati nello sci di fondo e nelle escursioni invernali, piantarono la loro tenda su un'altura del monte Kholat Syakhl. A quella data si fermano i loro diari: una notte in cui, stando ad altri escursionisti non lontani dalla zona, apparvero su quell'altura strane sfere luminose. Le ricerche dei nove iniziarono ufficialmente il 20 febbraio, oltre una settimana dopo la data prevista dagli escursionisti per il loro ritorno.
Ma stando a Iuri Iudin, un compagno di corso che era dovuto restare indietro a causa di una malattia e che da allora ha sempre cercato di fare luce sulla vicenda, un'inchiesta parti' ben prima, il 6 febbraio.
Di fatto, il 26 febbraio i soccorritori - erano stati mobilitati anche gli elicotteri - ritrovarono la tenda dei nove, squarciata dall'interno e semisepolta sotto la neve. Dentro, l'equipaggiamento e gli abiti caldi dei ragazzi, e attorno le impronte di una fuga frettolosa in calzini o addirittura a piedi nudi. I primi due corpi vennero ritrovati al limitare del vicino bosco, a circa un chilometro dall'accampamento, con addosso la sola biancheria e nessun segno di ferite. Accanto, i resti di un fuoco e qualche ramo spezzato a suggerire che uno dei due aveva cercato di arrampicarsi per guardare verso la tenda.
Altri tre corpi vennero ritrovati sepolti nella neve fra gli alberi e l'accampamento. Uno presentava una frattura cranica, comunque non sufficiente a ucciderlo secondo i patologi. Gli ultimi quattro vennero recuperati giorni dopo in un crepaccio, sepolti dalla neve: erano un po' piu' vestiti dei compagni, e sembra anzi che avessero preso da loro qualche indumento. Due presentavano diverse fratture ossee, ma nessun segno esterno di colpi.
Secondo Iudin, che assistette ai funerali, tutti i cadaveri erano stranamente abbronzati, e gli indumenti presentavano tracce radioattive. Si ipotizzo' che la spedizione fosse rimasta vittima di una esercitazione missilistica: ma nessun lancio, stando al ministero della difesa, venne fatto quella notte, e nessuna traccia di esplosioni venne trovata nella zona. Per tre anni dopo la strage, l'area venne proibita agli escursionisti.
I partecipanti alla conferenza di Iekaterinburg, sei ex soccorritori e 31 esperti indipendenti, propendono comunque per l'ipotesi di una esercitazione militare top secret: ma, si legge in un comunicato finale, "Mancano ancora molti documenti, e chiediamo al ministero della difesa, all'agenzia spaziale e ai servizi segreti di consegnarceli, per ottenere un quadro completo".
Intanto, il pendio sul quale venne piantata la tenda della tragedia e' stato ribattezzato col nome del capo della tragica spedizione, Dyatlov.
qui il sito di Moscow Times:
http://www.themoscowtimes.com/indexes/01.html
qui il sito russo con la ricostruzione e le bellissime foto della misteriosa vicenda:
http://perevaldyatlova.narod.ru/fotos.html

January 03, 2008

ASTRONAUTI NEL NEOLITICO.




Per lo studioso di antichi misteri o per il semplice curioso appassionato di archeologia è d'obbligo una visita approfondita a Ceto, in provincia di Brescia, Lombardia, presso la Riserva Regionale di Ceto-Cimbergo-Pasparddo. Tutelata dall'Unesco, la Riserva raccoglie, oltre a un florido ecosistema boschivo e animale, una fetta del periodo Neolitico entro il quale si sviluppò la civiltà dei Camuni. Qui, disseminate a tratti, sono visibili da sempre splendide incisioni rupestri che riproducono la vita, la storia, gli eventi quotidiani e più straordinari di questa antica cultura.
Molte delle incisioni sono di aspetto bizzarro ed enigmatico: particolarmente interessanti per chi si diletti nelle teorie legate alla Paleoastronautica (già introdotte da studiosi e scrittori del calibro di Peter Kolosimo, Erich Von Däniken, Robert Charroux, Pauwels e Bergier, n.d.a.) o degli Antichi Astronauti sono alcune figure umane stilizzate, la cui testa è "racchiusa" all'interno di una specie di casco, trasparente, all'esterno del quale si dipartono sorte di raggi (fasci di luce? n.d.a.). Le creature, o gli "spaziali" come qualcuno ha sostenuto in volumi dedicati all'argomento, reggono nelle loro mani degli oggetti, strumenti di origine ignota. I più noti e famosi sono quelli presenti nella parete che la guida della Riserva Regionale di Ceto indica come Roccia N° 24. Va ricordato che le misteriose figure di tali presunti Antichi Astronauti hanno spinto alcuni coraggiosi ricercatori a ipotizzare la venuta sulla Terra, durante il periodo Neolitico, proprio in questa zona, di visitatori extraterrestri. La teoria, molto cara al noto professore russo Aleksandr Kasanzev, ha avuto ampia eco, portando alla scoperta di altre incisioni più o meno simili in aree remote del pianeta: dall'Africa, all'Australia, dalla Francia alla Mesoamerica, fino alle Ande. Come ha ricordato Jacques Bergier nel suo libro "Il Mattino dei Maghi", sono "ipotesi interessanti, stimolanti, degne di conversazione... ma rimangono soltanto per il momento solo teorie." Noi possiamo aggiungere che, in ogni caso, nessuno può negare aprioristicamente o confermare l'ipotesi di un presunto contatto, voluto o meno, tra visitatori alieni e le culture Camune della zona.
Le stranezze nella Valcamonica non finiscono qui. Al viaggiatore non deve sfuggire la visita di un'altra importante area archeologica: il Parco Nazionale delle Incisioni Rupestri che si estende presso Capo di Ponte, provincia di Brescia, nelle vicinanze di Ceto. La Valcamonica - la cui etimologia trae le origini da Camuni - era popolata da cacciatori e pastori semi-nomadi di origine ligure; per alcuni archeologi l'origine di questa cultura è da collegarsi alle tribù celtiche di matrice centroeuropea che si insediarono in buona parte del Nord Italia intorno al 3.000 a.C. In condizioni di relativo isolamento, protrattosi fino alla conquista militare dei Romani nel 16 a.C. circa, i Camuni diedero vita a una cultura autonoma, con caratteri fortemente omogenei.La documentazione e la prova di questo passaggio culturale, dal nomadismo a una civiltà con radici fisse, è testimoniata da oltre 40.000 figure rupestri scolpite nella roccia, incise su 900 lastre granitiche. Furono rinvenute e segnalate al mondo scientifico dal prof. Gualtiero Laeng. In seguito, a partire dal 1929 fino ai giorni nostri, sono state condotte campagne di scavo, ricerche sistematiche di classificazione, recupero e restauro di tutte le incisioni rupestri. Ma dobbiamo attendere il 1956, quando il prof. Emmanuel Anati (che condusse numerose spedizioni sul monte Har Karkom, dedicando molto tempo alla ricerca di tracce e prove concrete della biblica Arca dell'Alleanza, n.d.a.) avvia uno studio sistematico di tutti i paleograffiti fino alla prima campagna di scavo del 1962, i cui entusiasmanti risultati vennero presentanti e pubblicati all'interno degli Atti del Simposio Internazionale di Arte Rupestre tenutosi a Boario Terme nel 1968.Come ha ricordato Anati: "...le incisioni rupestri della Valcamonica, si dispongono su un arco temporale tra la tarda età eneolitica e l'età preromana e sono osservabili ovunque in tutta la valle, soprattutto nella zona di Boario Terme con una massima punta compresa tra Ceto e Sellero per finire con Capo di Ponte." Per promuovere e conoscere questa antica e misteriosa civiltà Anati ha fondato il primo Centro Camuno di Studi Preistorici.
Ma proprio presso Capo di Ponte si raccoglie un altro affascinante mistero. Nell'area, facilmente raggiungibile a piedi, esistono interessanti tracce artificiali, composte da strani "canali" scavati profondamente sulla superficie delle rocce. I geologi, dopo attente analisi, hanno escluso che si tratti di processi di corrosione della roccia, ma piuttosto dell'intervento di esseri umani. L'italiano Dario Spada, in un suo interessante studio, riporta i pareri autorevoli di altri ricercatori che si sono concentrati sui "canali artificiali" di Capo di Ponte; secondo questi sarebbero degli "scivoli" della fertilità dove le donne Camune si lasciavano cadere, allo scopo, largamente diffuso nelle comunità neolitiche, di propiziare la nascita di nuovi figli all'interno della tribù. "Di questi scivoli o canali artificiali - ha spiegato il prof. Priuli, direttore del Museo d'Arte Preistorica di Capo di Ponte - ve ne sono moltissimi in questa zona e quasi tutti scavati, incisi, in rocce preistoriche. La maggior parte di esse sono però associate anche dalla presenza di coppelle e simboli astrali in fondo o alla loro sommità. Numerosi di questi canali propiziatori con la ricostruzione di antiche costellazioni impersonate mediante lo scavo delle coppelle, sono presenti anche in Piemonte e in Valle d'Aosta. E secondo alcune dicerie locali, verrebbero ancora usate a tutt'oggi, dalle donne della zona". A tutti gli effetti, l'area della Valcamonica è il più grande Parco Preistorico d'Italia e d'Europa.
Visitando il sito di Kivik, circa 80 chilometri a sud di Simrishamn, in Svezia, si notano, sulle pareti interne di un sarcofago di pietra dell'Età del Bronzo, cerchi e semicerchi, simboli di divinità simili a quelle della Valcamonica e sfere volanti. Ancora in Svezia, nei dintorni di Tanum, gli antichi abitanti dovrebbero essere stati testimoni di ripetuti avvistamenti di "sfere volanti" dotate di raggi abbaglianti. Immagini pressoché identiche sono state scoperte nei siti archeologici di Fuencaliente in Spagna, a Santa Barbara e presso Inyo County, in California (USA). Interessantissime sono le pitture rupestri dell'altopiano del Tassili, Sahara meridionale, in Africa. Qui, sono visibili da migliaia di anni, insieme a figure umane perfettamente stilizzate, altre "sagome" di creature vagamente umanoidi accompagnate da oggetti e sfere volanti di fogge e dimensioni diverse. Spostandoci più a est, nell'attuale Uzbekistan, uno sconcertante disegno rupestre mostra un astronauta in tuta spaziale sul quale campeggia, sospesa nel cielo dipinto sullo sfondo, una nave discoidale che ricorda gli attuali UFO. E ancora: in Australia, presso il distretto di Kimberley Ranges, nitide pitture rupestri ritraggono un Wondjina, l'essere sovrannaturale privo di bocca, con una specie di casco (altro riferimento agli "spaziali" della Valcamonica), su cui appaiono delle scritte (altri ricercatori lo interpretano come una "aureola fiammeggiante"). Alla sinistra dell'essere sono presenti anche sfere o cerchi (per lo studioso di Paleoastronautica Ulrich Dopatka appaiono come dei numeri 0) disposti rispettivamente in tre righe di 21, 24 e 17 per un totale di 62 cerchi, il cui significato rimane ignoto.Per informazioni sulla Valcamonica:

Centro Camuno di Studi Preistorici:
25044 Capo di Ponte (Brescia) - Tel. 0364/42091
Pro Loco:
Via Briscioli, 25044 Capo di Ponte (Brescia) - Tel. 0364/42080
Museo di Nadro di Ceto:
Via Piana 30, 25040 Nadro di Ceto (Brescia) - Tel. 0364/433465

December 12, 2007

1954 - Gli Ufo sullo stadio Artemio Franchi mentre gioca la Fiorentina.

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L'anno forse più interessante per l'ufologia italiana è il 1954. In questo anno infatti furono registrate tutta una serie di avvistamenti che riguardarono il nord e il centro del Paese. E poi 'sconfinarono' anche nel resto d'Europa. Quell'anno ci fu anche quello che viene considerato il più noto 'avvistamento collettivo' in Italia, e che riguardò le migliaia di persone che erano accorse a seguire una normale partita di calcio allo stadio di Firenze, come ha raccontato molto bene il video qui sopra, tratto da una puntata del programma 'Voyager', in onda su Raidue.

A maggiore integrazione, riporto qui sotto l'interessante ed esaustivo articolo, a ricordo di quell'anno, pubblicato dal sito http://www.find.it/:

L'episodio di cui abbiamo scelto di parlare per la nostra rubrica dedicata al mondo del mistero è molto noto al pubblico italiano e periodicamente diventa tema di articoli su riviste specializzate o anche di semplici programmi televisivi: non capita infatti molto di frequente che un'intera città abbia un incontro ravvicinato...

L'anno è il 1954, tra la Francia e l'Italia si registra una "attività aliena" molto intensa che si concretizza in un'ondata di avvistamenti senza precedenti, da cui poi lo scienziato Michel Aimee avrebbe ricavato la famosa "Teoria delle Ortoteniche". Nel mese di ottobre i fenomeni assumono proporzioni davvero impressionanti come testimoniano molte fonti, estremamente accreditate ed autorevoli, che riportano di un non meglio identificato "sigaro volante" avvistato da numerose stazioni radar dell'Aeronautica Militare Italiana, tra cui spicca quella di Pratica di Mare.
Una data particolarmente significativa è quella del 25 ottobre: nei cieli italiani si verifica una vera e propria comparsa in massa di oggetti volanti non identificati che ha come rotta la riviera adriatica. Alle ore 06.05 uno stormo di Ufo viene avvistato su San Benedetto del Tronto, alle 06.15 su Fano ed alle 06.20 su Forlimpopoli. Dalla ridente Romagna gli oggetti si dirigono a forte velocità verso Trieste, dove sono avvistati alle 06.28 mentre alle 6.40 transitano sopra Vienna, per poi solcare i cieli di Budapest ed infine di Belgrado. Le descrizioni riportate dai testimoni che assistono al passaggio dei "corpi luminosi" coincidono ovunque: il "velivolo" procedendo con velocità variabile ma sempre elevatissima (si calcola che nel tratto San Benedetto del Tronto-Fano abbia toccato i 720 Km/h, tra Fano e Forlinpopoli i 984 Km/h, fra Forlimpopoli e Trieste i 1560 Km/h mentre tra Trieste e Vienna persino i 1720 Km/h), attraversa senza alcun problema, pur essendo in piena Guerra Fredda, i cieli italiani, austriaci, ungheresi e jugoslavi nonché la "cortina di ferro" dimostrando assoluta disinvoltura nei confronti dei sistemi difensivi sia del blocco occidentale che di quello sovietico.
Arriviamo finalmente al fenomeno che ci interessa e riguarda (essendo aretini) più da vicino. E' il
27 ottobre del 1954, gli abitanti della città di Prato sono improvvisamente sconvolti da una visione che si para loro innanzi: due grossi oggetti volanti luminosi e dalla forma di sigaro, seguiti da una lunga scia bianca e vaporosa, attraversano il cielo. Ad un certo punto i due "velivoli" compiono una brusca virata di 45° e si dirigono alla volta di Firenze.
Nel tranquillo capoluogo Toscano è un giorno particolare: l'attenzione di tutta la cittadinanza è rivolta allo Stadio Artemio Franchi dove si sta disputando la partita di calcio tra la Fiorentina e la Pistoiese...Ben presto però gli occhi degli spettatori sono destinati a sollevarsi dal campo di gioco e persino il sentito derby viene bruscamente interrotto da un avvenimento tanto incomprensibile quanto sconvolgente: alle 14.20 nel cielo di Firenze appare una vera e propria squadriglia formata da oltre 20 oggetti volanti non identificati che sembrano procedere in formazione e sfrecciano ad una velocità molto elevata in direzione Nord Ovest - Sud Est, dalle Cascine verso il quartiere di Rovezzano; alcuni hanno l'aspetto di ali d'aquila, altri presentano una forma di goccia e infine chiudono la processione dei dischi piatti, bianchi e lucenti. Il contatto dura ben 15 minuti e in questo lasso di tempo la redazione de "La Nazione" viene letteralmente sommersa dalle telefonate di centinaia di cittadini terrorizzati; il capocronista Giorgio Batini, sale immediatamente sul tetto assieme ad altri colleghi e tutti hanno modo di assistere ad una visione stupefacente: uno stormo di oggetti luminosi sta sfrecciando sopra al Duomo di Firenze.

Per continuare a leggere la seconda, terza e quarta parte dell'articolo, cliccate direttamente sul sito qui sotto:

http://www.findit.it/mistero/viewart.php?dove=mistero009&qu