March 22, 2009
INCONTRO RAVVICINATO CON UN ALIENO
January 03, 2009
Ufo: censure e intimidazione dagli Usa
December 31, 2008
ABDUCTION STORICO NEL NAPOLETANO
April 30, 2008
IL CASO ZANFRETTA - UN UOMO CORAGGIOSO TESTIMONE DI TECNOLOGIE ALIENE E MISERIE UMANE
Cosa sappiamo dell’immensità del cosmo? Siamo soli nell’Universo? Esistono altre civiltà al di fuori del Sistema Solare? Come dovrebbero comportarsi i nostri Governi nell’eventuale contatto con razze aliene? E come discernere le intenzionalità di quest’ultime? E se qualcuno di noi affermasse di averle incontrate, come capire se tale contatto è autentico od una mistificazione?
Sono domande e problematiche accattivanti e forse un po’ inquietanti ma siccome non sono i soli bisogni materiali a spingere l’uomo verso la frontiera ma anche le domande più ardite, porsele in modo critico e costruttivo potrebbe rivelarsi più utile e vantaggioso di quanto si possa pensare di primo acchito.
Venerdì 31 marzo 2006, presso l’Auditorium Toscanini di Parma, si è tenuto l’incontro organizzato dal Centro Culturale di Ricerche Esobiologiche GALILEO in collaborazione con il Centro Ufologico Nazionale (sezione di Parma), aperto alla cittadinanza ed intitolato IL CASO Z. Presenti come ospiti e relatori l’ex metronotte Pier Fortunato Zanfretta, la coordinatrice del CUN Liguria Emilia Ventura Balbi ed il dr. Giogio Pattera, biologo, giornalista pubblicista e responsabile scientifico del CUN.
Nella prima parte della serata c’è stata la ricostruzione filmata dei drammatici rapimenti subiti dal Zanfretta (ex guardia giurata dell'entroterra ligure) dal 1978 al 1981 ad opera di alcune entità aliene umanoidi, di grande corporatura: degli autentici giganti dalla statura di circa tre metri e dall’aspetto a noi mostruoso. La seconda parte ha visto la relazione dell’inchiesta condotta sul caso dai coniugi Balbi del CUN di Genova (presente la sola Emilia Balbi in quanto il marito Roberto Balbi è scomparso alcuni anni fa). Nella terza parte della serata il protagonista è stato lo stesso Pier Fortunato Zanfretta, il quale è intervenuto con la sua sconcertante testimonianza suffragata peraltro da diverse prove oggettive.
Egli, giunto appositamente da Genova su gentile invito del dr. Giorgio Pattera, ha rievocato (con visibile emozione, detergendosi spesso con un fazzoletto la fronte sudata) i tratti salienti dei suoi ripetuti rapimenti alieni, e poi ha risposto lucidamente a tutte le domande postegli da un pubblico numeroso (circa un centinaio di persone), attento, disciplinato e molto rispettoso della intricata vicenda umana esposta. Anche il sottoscritto ha posto pubblicamente una domanda (“come comunicava con questi esseri durante il rapimento?”) ed ha mosso delle osservazioni di conforto allo scoramento del Zanfretta, messo a dura prova in questi anni dal dileggio di alcune persone dalla lingua maligna e prive di spirito critico.
Ma c’è una cosa che mi ha colpito più delle tracce al suolo rilevate anche dai Carabinieri in occasione del primo rapimento (6-7 dicembre 1978, secondo la ricostruzione dei coniugi Balbi, incontro ravvicinato del 3° e 4° tipo caratterizzato anche da "un’impronta a ferro di cavallo visibile al centro del prato di fianco alla villa. Lo spessore era di circa 15 cm. E formava un disegno preciso sull’erba ghiacciata per circa 5 cm. di profondità, quindi qualcosa si era posato sul prato!"), più delle orme molto grandi rinvenute in occasione del secondo rapimento dei giorni 27-28 dicembre 1978 (due grandi orme di piede proprio sul posto dell’incontro misuravano cm. 52 di lunghezza, cm. 20 di larghezza e cm. 5 di profondità, tra un’impronta e l’altra c’era m.1.80, facendo una comparazione con la misura dell’uomo che avesse un piede di tale misura, questi avrebbe dovuto essere alto m.3.50!) e delle testimonianze incrociate di alcuni colleghi dell’istituto di vigilanza che lo soccorsero subito dopo, inseguiti mentre erano in macchina lungo la strada da una strana luce rossa.
Un qualcosa che mi ha colpito ancora di più delle testimonianze senz'altro degne di nota degli abitanti del luogo, i quali in occasione di un ennesimo incontro (il quarto, quello del 2-3 dicembre 1979 nei pressi di Fallarosa che dista circa due km da Marzano) raccontarono di un incredibile gioco di luci fra le nuvole che li spaventò a morte. In quell'occasione, scattato l'allarme a causa della perdita del contatto radio con il Zanfretta, ci fu addirittura chi sparò contro una nuvola all'interno della quale erano visibili due fari, come se appartenessero ad un aeromobile sconosciuto. Fu il tenente C. ad esplodere i colpi, svuotando un intero caricatore.
Ebbene, la cosa che più mi ha colpito è stata la forza d’animo del Zanfretta. Mi è parso inoltre un uomo equilibrato, sano di mente, autoironico e profondamente umano. Il coraggio e l’umiltà con cui quest’uomo ha combattuto battaglie legali e morali per riconquistare il suo lavoro da guardia giurata ingiustamente perso e per ripulire il suo buon nome insozzato continuamente da un’arrogante e becera umanità, hanno in un certo senso riscattato in parte la nostra razza, che invece di essere solidale e curiosa verso un vissuto sui generis di un proprio membro, l’ha ghettizzato e perseguitato nei modi più impensabili.
Come hanno reagito parenti, amici, colleghi di lavoro e ricercatori scientifici? A parte quei medici, giornalisti, ufologi, parenti ed amici dei quali Zanfretta si è fidato e che non hanno tradito la sua fiducia (pochi, forse pochissimi), quanti uomini senza scrupoli l’hanno trattato come una cavia da laboratorio, come quel medico che lo prese a tagliuzzare ai polpastrelli delle dita con un bisturi (rese insensibili da un secchio di ghiaccio) senza nemmeno chiedergli prima il permesso? Quante persone ne hanno infangato il nome, screditandolo per partito preso, dandogli del pazzo visionario, umiliandolo e gettandolo nella più cupa disperazione? Quanti, allettandolo con ingenti somme di denaro, hanno tentato di violare la sua intimità pur di intromettersi nel patto obbligato ma riservato a cui Zanfretta ha dovuto piegarsi con questi esseri spaziali? Un patto che prevede un periodico pellegrinaggio del Zanfretta verso un luogo montagnoso isolato ove egli pone una mano su uno strano scrigno alieno contenente una misteriosa sfera con all’interno una specie di piramide rotante.
Ebbene, negli anni con grande coraggio il Zanfretta per dimostrare la sua onestà di uomo si è sottoposto a sedute di ipnosi regressiva, addirittura all’ipnosi sotto l’azione del pentotal, potentissimo sedativo usato come siero della verità.
Nonostante la sua verità soggettiva emersa in ipnosi ricostruisca con dovizia di particolari più rapimenti da lui subiti ad opera delle medesime creature extraterrestri, nonostante tutti gli elementi oggettivi a latere del suo resoconto corroborino gli eventi da lui descritti, ecco che un’umanità famelica ed fanaticamente scettica, spinta da uno scetticismo ad oltranza che travolge l’umano e lo reifica in un aggregato di materia organica (in un “edificio chimico da restaurare” per citare un celebre filosofo italiano), non è ancora paga.
Ancora oggi, nonostante le persone siano mediamente più colte ed aperte di un secolo fa, c’è chi chiede a Zanfretta un’ennesima prova a sostegno dell’attendibilità del caso. Chiede ch’egli si sottoponga ad un intervento chirurgico che rimuova il corpo estraneo contenuto nella sua calotta cranica e rilevato da una radiografia alla testa. Sarebbe una prova della realtà oggettiva del rapimento, sostengono taluni. E giustamente lei, signor Zanfretta, respinge sdegnoso questo invito. Rivendica il diritto sacrosanto alla salvaguardia della sua salute. Quale potrebbe essere il risultato dell’operazione? Quali garanzie avrebbe dai medici che la opererebbero estraendole un corpo estraneo di natura sconosciuta ed impiantato non chirurgicamente? (incredibilmente non ci sono cicatrici sul suo cuoio capelluto).
Il gioco vale la candela? Nonostante la sua disponibilità e la sua semplicità, tutti i suoi sforzi per provare la sua buona fede sembrano non essere mai sufficienti. Fa bene allora a rifiutare. Fa bene a pensare alla sua tranquillità. Lei ha già fatto tanto. E d’altra parte incontrando la gente, come ha fatto a Parma, dimostra ancora che in lei la necessità di essere ascoltato è grande. Lei sente l’esigenza di comunicare con i membri della sua specie. Raccontare, comunicare la propria storia è costitutivo dell’essere umano, un ente conoscente, ma che per esserlo sente il bisogno di parlare ai suoi simili.
Ma il suo esempio, Signor Zanfretta, la sua dignità, lasciano e lasceranno un caro ricordo in coloro che vanno al di là dei pregiudizi insani. Siamo venuti ad ascoltarla mossi dalla curiosità e dal desiderio di sapere. Attorno a me, quella sera a Parma, non ho percepito morbosità né maldicenza. Tanta curiosità e solidarietà sì però, nei confronti di un nostro compagno di sventure terrestri che insegna agli esseri umani come conservare la propria dignità di uomo, solo contro tutti.
E quella sfera con all’interno quella bizzarra piramide di cui lei parla come il lascito degli extraterrestri Dargos del pianeta Titania, per me è un meraviglioso tetraedro rotante[1] (lei forse non conosce il nome di quel solido platonico, e l’ha chiamato piramide con tre punte per intendere forse, da quello che ho capito, che è una piramide a base triangolare) che a mio avviso potrebbe avere la funzione non di radiofaro o di macchina che monitora la sua salute, ma la funzione di ricordarle che la sua maledetta avventura con esseri spaziali non è stata soltanto un incubo. Le ricorda forse che lei non è pazzo come ingiustamente è stato definito. Quel tetraedro rotante (tetraedro se è corretta la mia interpretazione del solido di cui lei ha parlato) potrebbe essere un simbolo tangibile (e non fantastico) di forza universale e di speranza che unisca le genti non portandole a pensare tutte allo stesso modo, ma a essere curiosi verso la storia di un uomo che non si è mai perso d’animo di fronte alle avversità della vita. La storia di un uomo semplice che indica inconsapevolmente agli altri alcuni principii di geometria universale (noti in antichità e dimenticati oggi) che regolano le forze del creato.
Mi auguro anch’io come lei che Loro (questi esseri chiamati Dargos) vengano presto a riprendersi quella strana scatola di cui lei è unico custode, ma non credo che avverrà finché noi, i suoi compagni sulla Terra, non impareremo a guardare al cielo con più timore reverenziale e stupore di quanto facciamo oggi. Le stelle, questi globi infuocati che punteggiano la volta celeste, un tempo erano viste come un consesso di dei preposti alle fucine della vita umana e naturale in tutte le sue sfumature. Da alcuni decenni la scienza le pensa soprattutto come le fornaci che fabbricano i mattoni della vita e danno calore ai pianeti. Abbiamo dimenticato entrambe le interpretazioni? Stiamo perdendo la memoria del cielo?
Lo ricordano solo gli scienziati che le stelle, alla loro morte, disseminano i semi della vita? Sabrina Mugnos (geologa, membra del SETI-Italia e studiosa di esobiologia) proprio dallo stesso microfono dal quale lei ha parlato a Parma ha ricordato più di un mese fa ad un auditorium gremito che i nostri corpi sono proprio fatti di “polvere di stelle”.
Mi auguro che le sue parole e la sua testimonianza aiutino i giovani ed i meno giovani a ricordare che l’Universo è così immenso che potrebbe veramente pullulare di vita autocosciente.
Questo, mi permetta di dirlo, è forse l’unica grande nota positiva di questa terribile storia della quale lei è stato ed è protagonista. Ne vada orgoglioso, signor Zanfretta. Lei dice che molti giovani l’hanno derisa ed offesa sulle pagine ipertestuali della Rete. Ragazzi che magari, quando lei visse quei drammatici avvenimenti, dovevano ancora nascere. Ed è anche per questo che lei, dice, è sempre più riluttante ad incontrare le platee di un grande pubblico o a stare sotto la luce dei riflettori mediatici. Interviene solo quando a chiederglielo sono amici o persone fidate. Come biasimarla dopo quello che ha passato? Non tanto a causa degli orrendi Dargos ma a causa degli stessi increduli esseri umani, più pronti a sbeffeggiare che a sforzarsi di capire. Chi sono allora i veri mostri?
Ma le generazioni cambiano, il tempo sa essere galantuomo, e tante altre cose succederanno presto. Cose brutte e terribili; altre belle e mozzafiato. Eventi prevedibili dal buon senso ed altri certamente al di là della nostra immaginazione. L’11 settembre 2001 dovrebbe aver insegnato a tutti noi quanto è preziosa la vita e quanta discordia regni ancora fra l’umanità, sonnolenta nell’esercizio della ragione ma sveglia al richiamo del gossip, dei reality show e del fanatismo religioso ed ideologico.
Tanto lavoro è stato fatto dai padri delle nostre repubbliche. Il tenore di vita si è alzato per milioni di persone. L’alfabetizzazione e le comodità si sono diffuse. Ma il prezzo pagato sembra essere l’aver dimenticato che cosa ci lega alla terra ed al cielo di cui siamo figlie e figli.
Emilia Balbi e il dr. Giorgio Pattera sono due esempi di cittadini rispettosi della Legge ma che rivendicano il diritto alla conoscenza ed alla divulgazione (la prima come coordinatrice del CUN di Genova, il secondo come uomo di scienza e giornalista), rifiutando verità preconfezionate e piene di contraddizioni. Operano con grande dispendio di energie perché storie come la sua non restino imbrigliate in un silenzio omertoso e nella stupidità di persone non desiderose di capire e confrontarsi con i misteri dell’Universo e della vita.
Sig. Zanfretta, sappia che tanti giovani erano presenti a Parma al suo incontro e sicuramente serberanno un ricordo particolare di lei: un uomo semplice ma forte d’animo che ha cercato e cerca di vivere onestamente, fra tecnologie aliene e miserie umane.
April 25, 2008
Loro arrivano al cuore
grossa parte dell’intervento alieno nella storia dell’umanità, è
stata condizionata da noi stessi nel futuro… che torniamo nel passato»
Paola Harris e Lavinia Pallotta hanno incontrato Maurizio Cavallo, un caso di contatto fra i più interessanti e controversi. La lunga intervista è stata realizzata nell’abitazione di Cavallo, a Vercelli il 16 e 17 Febbraio 2007.
Maurizio Cavallo: «Quando si modificherà la conoscenza degli esseri umani ci sarà soltanto una scelta: la follia o la luce accecante da una visione completamente nuova, perché noi non conosciamo ancora nulla e tutto quello che crediamo di conoscere è falso. Scrivilo pure».
Paola Harris: È difficile camminare in questo spazio!
M.C.: «Non esiste nel cosmo una forza più distruttiva della proiezione del nostro alter ego. Noi siamo i creatori e al contempo i distruttori. Siamo noi che abbiamo creato questo mondo».
P.H.: Con la nostra energia? Con la nostra mente?
M.C.: «Noi abbiamo creato le cose che vediamo ogni giorno, che tocchiamo, che crediamo essere lì. È una visione completamente nuova. Forse, invece, l’uomo intuisce queste cose. Un tempo, nell’antichità,
l’uomo intuiva molto, almeno di queste cose. Sapeva di essere legato, di essere tessuto in maniera determinante all’universo che stava vivendo e continuava a vedere la creazione come un aspetto magico, una proiezione magica. Quest’uomo lo ha perso, ha perduto la realtà magica e quindi non conosce più né il mondo, né l’universo, e neanche se stesso».
P.H.: Non posso parlare per gli altri, ma sin da piccola sentivo che questa non era la mia casa... quando guardo la televisione, ascolto le notizie e osservo ciò che accade intorno a me, non mi ci riconosco, mi sento un’estranea! Non posso immaginare quello che sta succedendo intorno a noi. Sono consapevole che lo abbiamo creato noi e che siamo malati di testa!
M.C.: «L’umanità ha subìto uno shock, un trauma fortissimo, l’umanità si è allontanata dalla magia divina della creazione ed è precipitata nella consapevolezza illusoria, ha perduto il senso della vita e cerca di darle un senso. Può sembrare un concetto banale, ma non è così. Il senso della vita è molto semplice: la vita basta a se stessa».
P.H.: Io conosco questo concetto in inglese. Non ci crederai, ma queste erano le parole del figlio di Michael Wolf. Tu sei simile a Wolf. Mio Dio! Diceva: “il senso della vita è solo la vita stessa”.
M.C.: «E non c’è altro senso».
P.H.: Cosa ha provocato il nostro distacco dalla creazione, a differenza di eventuali civiltà aliene che non se ne sono distaccate?
M.C.: «A noi è capitata l’umanità terrestre. È avvenuto in un impeto di presunzione e di orgoglio quello che poi, egoisticamente...».
P.H.: ... la caduta?
M.C.: «L’umanità, allora, si era creduta all’altezza, la migliore umanità, quella perfetta, ma così non era. Orgoglio e presunzione non le hanno permesso di continuare a guardare la luce dalla quale era scaturita perché siamo tutti figli dello stesso... La vita sulla Terra è stata importata, noi siamo usati, siamo stati manipolati. La
manipolazione aliena non è un meccanismo degli ultimi tempi. Noi siamo i figli dei Creatori».
P.H.: Noi siamo alieni.
M.C.: «Noi siamo già alieni, siamo impastati. Quello che sta succedendo è solo la continuazione del programma e, durante questo processo, l’umanità si è inorgoglita, ha pensato di poter fare a meno della luce di quella che, religiosamente, si chiama Verità. Se sarà possibile, amplierò la questione nel secondo libro. Ora ho solo
accennato a questo disastro, apocalisse cosmica. Il Sole di allora, che era Giove, venne scalzato, nacque un nuovo Sistema Solare, sorse un sole nuovo che gli egiziani chiameranno Ra, il Sole che Vive. Quindi c’è stata una distruzione apocalittica.Quell’umanità, a causa di queste durissime prove, perse la memoria e la coscienza e rinacque con brandelli di sapere atavico che oggi sono percepiti soltanto nel sogno. Da questo sono scaturiti le religioni, i miti e le leggende, da questo sapere antico che l’umanità non possiede più. Questa è la perdita di... quella Grazia Divina nella quale l’uomo viveva quando usava completamente i due emisferi cerebrali, il sinistro e il destro. A grandi linee è stata una ribellione».
P.H.: Nella cultura occidentale prevale il pensiero scientifico cartesiano logico. C’è l’annullamento dell’emisfero destro. Tra i nativi americani c’è tutta un’altra cultura, loro usano il lato destro dove si trova la verità.
M.C.: «Infatti, i nativi americani hanno continuato a recuperare perché anche loro, come gli Incas, i Maya, i Toltechi, hanno continuato a recuperare attraverso quella che era la tradizione orale, hanno continuato a recuperare il sogno dei propri avi. Quindi, pur vivendo in questa dimensione, non l’hanno mai reputata reale.
Loro sono ancora un popolo magico. Noi abbiamo paura della magia perché, quando ne parliamo, parliamo di qualcosa di negativo».
P.H.: È tutta colpa della Chiesa.
M.C.: «È colpa della perdita di memoria ancestrale perché, vedi, quanto hai detto è esatto. A me risulta, però, che il problema non derivi dall’eliminazione della parte destra. Essa è stata, in realtà, inibita dai Creatori stessi che hanno interrotto la trasmissibilità di questa capacità a livello di DNA. Noi non potremmo in nessun caso
usare la parte destra».
P.H.: Ma chi l’ha fatto?
M.C.: «I Creatori, gli Alieni».
P.H.: L’hanno fatto?
M.C.: «Sì, perché eravamo diventati troppo pericolosi a causa di quell’atto di orgoglio. Avevamo la conoscenza ma non avevamo la saggezza. L’uomo era diventato pericoloso quindi è un’interruzione voluta. È banale, ma è come se tu affidassi un fucile carico ad un bambino. Se sei saggio non lo farai e toglierai il fucile dalla portata del bambino. Loro hanno tolto, hanno inibito questo segmento di DNA. Anche la scienza dice che il nostro DNA è carente; manca qualcosa e sono stati Loro a disattivarlo».
P.H.: A tutti?
M.C.: «Di massima, l’hanno disattivato all’umanità in tempo. Infatti, se ci venisse data la Verità, se potessimo guardare oltre l’illusione, impazziremmo perché la Verità è un fuoco che brucia. Questo tu lo sai, i Nativi americani lo sanno. Ecco perché il processo di allargamento della coscienza è individuale e non può essere collettivo. È come se fossimo sottoposti ad una ennesima prova. Se riusciamo, attraverso la volontà ad arrivare ad un certo punto... adesso molti saranno i cambiamenti che stanno per giungere e tra non molto sarà di nuovo attivato il completo funzionamento del nostro DNA perché il codice genetico si dovrà mutare per poter
sopravvivere in una dimensione nuova».
P.H.: Non mi piace tirare giudizi, ma l’umanità ha problemi adesso.
M.C.: «Neanche a me piace, infatti, non mi sento né prescelto né superiore agli altri, però mi sento diverso, migliore o peggiore non lo so, ma mi sento in ogni caso diverso e desideroso di conservare questa mia differenza, questa diversità. Qualcuno mi reputa folle, può anche darsi che lo sia, ma amo questa follia perché ho iniziato a comprendere... a cambiare la mia esistenza, tornare indietro nel tempo anche se non ho mai vissuto, come dicevi tu poc’anzi, amalgamandomi col mondo, nemmeno da bambino. Mi sentivo un pesce fuor
d’acqua, mi sentivo in un mondo... sin da bambino non capivo la logica degli adulti, non comprendevo i loro discorsi; vedevo gli adulti che si scannavano per risolvere un problema che per me, nella mia mente di bambino, era già risolto. È stata una crescita molto lenta, a fasi alterne, sempre dolorosa perché anche da bambino mi estraniavo dai coetanei e non mi sentivo bene, non stavo bene con gli altri, quindi questa differenza c’è sempre stata, fin dall’inizio. Poi è diventata una differenza cosciente. Ho preso coscienza del perché di tante cose, del perché rifiutassi l’educazione scolastica, del perché, quando mi si diceva che gli egiziani avevano costruito le piramidi io, istintivamente, sapessi che non era vero. Non avevo risposte, non potevo fornire una risposta alternativa e contraddire quegli assurdi precetti, ma sapevo che erano falsi».
P.H.: Sei stato educato con una fede?
M.C.: «Sì. I miei genitori erano cattolici e mi mandavano all’oratorio. Ho fatto il Battesimo perché mi hanno battezzato senza chiedermelo. Ho fatto la Comunione ma, quando è arrivato il momento di fare la Cresima, ho rifiutato, anche se non sapevo bene perché. Poi mi sono sposato senza Cresima, il sacerdote non voleva sposarmi, voleva procedere prima alla Cresima e io dissi: “Allora non mi sposo” e mi ha sposato senza Cresima. Mi sono sposato senza avere questo sacramento. C’era già una diversità. Era, comunque, una diversità non compresa, era larvale, latente. Poi, piano piano, dopo l’81 c’è stata una presa di coscienza. C’è stata la prima volta che mi sono guardato allo specchio, dopo l’81, e non ho più visto il mio volto, non mi
sono riconosciuto... comunque non lo dico con spirito di compassione nei miei confronti perché, ripeto, oggi rifarei tutto ciò che ho vissuto. Ieri ho dubitato di queste entità, continuavo a metterle in discussione, forse questo mi ha salvato dalla follia. Cercavo di arrampicarmi, di aggrapparmi a qualche cosa di solido perché Loro sono entrati nella mia vita polverizzando tutto ciò che sembrava, che io credevo fosse, reale. Mi hanno tolto la terra da sotto i piedi, mi hanno denudato, spogliato, scorticato e li ho odiati e, mentre li odiavo, senza saperlo cominciavo ad amarli. Non è un problema per me anche se... tu hai detto una cosa giusta: “Le fotografie avranno senso”, sì un senso forse, ma non per tutti».
P.H: Io ho visto sul sito le astronavi di luce e qualcosa mi hanno comunicato... l’impatto è stato qualcosa di grandioso... insomma, ci sono rimasta di sasso.
M.C.: «Questo è il motivo per cui mi hanno fatto fotografare e continuano a farmi fotografare. Io la prima foto la chiesi per me stesso. In un secondo contatto, quando mi prelevarono per la seconda volta, io avevo bisogno di una qualche prova materiale, altrimenti sarei impazzito perché, quando tornavo a casa, quando mi lasciavano, io non credevo più a nulla. Mi stava sfuggendo di mano la realtà quotidiana che avevo avuto fino al giorno prima. Quest’altra realtà non riuscivo ancora a comprenderla e mi sono trovato senza supporti.
Ho tentato di parlare con delle persone, ho tentato di raccontare perché avevo bisogno di sfogarmi, di cercare aiuto, avevo bisogno di aiuto. E ho visto sguardi di sufficienza; qualcuno mi guardava e diceva: “Questo qui è malato”! Ciò ti porta a nasconderti, a tacere e questo mi faceva ancora più male. Quindi ho chiesto a Loro di poter portare a casa qualcosa che, anche a distanza di giorni dall’accaduto, potesse dire al mio cervello: “Non stai impazzendo perché qui c’è una foto che testimonia che non è stato tutto un sogno”. Ho fatto una foto e l’ho portata a casa. Se avessi visto che la foto era nera e che non era venuto fuori nulla dallo sviluppo avrei capito che la mia follia era ormai galoppante. Per questo ho chiesto loro di poterli fotografare e mi hanno fatto fotografare nella base in cui sono stato portato».
P.H.: Nel Mar Tirreno?
M.C.: «No, tu devi leggere il mio libro».
P.H.: Non ho potuto ancora leggerlo, mi dispiace.
M.C.: «Quando mi hanno prelevato la prima volta, quando mi hanno rapito, mi hanno portato in una base nel sottosuolo amazzonico. Una base sotterranea che hanno in Amazzonia. La seconda volta, ho avuto il coraggio, pur tremante, di chiedere di fare una fotografia e Loro mi hanno risposto di sì (anche se con Loro parlare era superfluo, visto che erano in grado di leggere direttamente nella mia coscienza; non avevo neanche il tempo di formulare un pensiero che Loro già sapevano cosa avrei detto). La comunicazione era immediata».
P.H.: Bello.
M.C.: «Non si può parlare neanche di telepatia, è quasi una connessione simultanea. La loro mente era nella mia e probabilmente il mio cervello era tutto in balìa del loro potere. Quindi questa trasmissione è immediata, nel momento in cui sto riflettendo e dico: “Adesso chiedo... adesso chiedo...” mi hanno risposto di sì immediatamente. Ho sentito il sì, non so se riesco a spiegarmi».
P.H.: Posso interromperti un momento? Tu oggi sei molto diverso da ieri. Oggi sei arrivato subito al sodo della tua esperienza; in una maniera così bella e incisiva, netta... cercherò di fare un buon lavoro.
M.C.: «Stai tranquilla, la parola è comunque energia. Stai tranquilla».
P.H.: Sono molto emozionata ed è importante che io sia fedele alla tua esposizione. È importante che il messaggio arrivi integro a quelle persone che ne hanno bisogno.
M.C.: «Sai perché hai percepito la mia diversità oggi? Perché io sono più in sintonia».
P.H.: Sto pensando a chi c’è dentro di te. Ieri eri così diverso.
M.C.: «Se vuoi continuiamo, dal momento in cui chiesi di fare le foto, per mio bisogno personale. E mi venne dato il permesso. Dopo aver scattato le foto ero contentissimo perché il mio pensiero era: “Adesso sì che quando...” ed era un pensiero istantaneo. Capita a tutti di pensare un discorso intero in pochi istanti e io sapevo già che quelle foto ora avrei potuto mostrarle ad altri e quindi farmi credere. Mi sarebbero state d’aiuto per convincere altri che stavo vivendo un’esperienza reale... ma, subito dopo aver fatto questi scatti mi fu comunicato, sempre in maniera istantanea, che dovevo tenere le fotografie per 10 anni senza farle vedere a nessuno e, quando mi capitava - e mi è capitato diverse volte - di discutere con delle persone, parlare con delle persone, sentire lo scetticismo, sto parlando di 20... dall’81 quanto tempo è passato? Sono un po’ di
anni... Allora c’era più scetticismo. Oggi sembra che l’umanità si sia aperta un po’ di più... Allora, quando mi trovavo in mezzo a questi contrasti il mio pensiero era: “Ora vado di là, prendo le foto e...”, ma poi mi costringevo a non farlo. Ho obbedito per 10 anni, quindi il rapporto che ho con le foto non è mai stato improntato alla necessità di usarle come testimonianza della mia esperienza. Mi importava di più raccontare, lasciare che poi le persone analizzassero le mie parole e che qualcosa, in quelle parole giungesse alla coscienza dell’individuo. Bastava che ci credesse oppure no. Quello che ho vissuto e che sto vivendo non me lo può
togliere nessuno, quindi le foto per me non rappresentano una testimonianza, un avallo alla mia esperienza».
P.H.: Gli ufologi non perdonano ai testimoni il fatto che essi si trovino a vivere esperienze che loro inseguono...
M.C.: «lI mio cruccio, ultimamente, da un po’ di tempo è anche il cruccio da parte… quasi aborro le persone che si creano dei contatti attraverso i canali».
P.H.: Il channeling.
M.C.: «Perché, in realtà, anche se è vero che tutti siamo canalizzatori, che tutti possiamo percepire, ricevere, è altrettanto vero che il nostro cervello elabora questi dati, li trasforma e li inquina. Oggi abbiamo una grande mole di materiale e di concetti espressi anche in molti dubbi... un oceano di confusione creata anche
da tutto il gran parlare che si fa di Grigi, Rettiliani etc... non c’è da aver timore, non c’è da aver paura. Non c’è da scegliere se ci sono i buoni o cattivi. È molto semplice. Noi siamo comunque proprietà di esseri che giungono da altrove».
P.H.: Mio Dio, che parole! Non ha un significato troppo negativo? Invece che “di proprietà” possiamo dire che “siamo imparentati con...”?
M.C.: «Noi siamo loro proprietà e lo abbiamo sempre saputo, solo che il nostro orgoglio, l’orgoglio dell’individuo e della razza umana è così grande da sottovalutare questa verità assoluta».
March 11, 2008
CONTATTISMO
March 10, 2008
REPORT: ABDUCTION
Preannuncio subito che il mio carattere mi porta a contrastare la realtà del mio accaduto, forse perché molto realista e portato a credere nel raziocinio del fisico e presumibilmente possibile, ma non riuscendo a dare spiegazioni che scientificamente siano plausibili. Ecco che a volte cado in vere e proprie chiusure psicologiche e nel rifiuto di questa possibile realtà.
Sì, possibile realtà. A volte me lo chiedo, a volte spero che non sia solo un sogno ma più passano gli anni più mi rendo conto che non è così.
L'inizio Novembre del 1994, ore 22 circa, "strada provinciale 96".
E' iniziato tutto nel fine novembre del 1994, io e la mia ex fidanzata (P.M) tornavamo da Francavilla Fontana in provincia di Brindisi, una piccola cittadina distante circa 15 Km da Mandria. Erano le 22 circa. La strada che percorrevamo è immersa tra uliveti centenari e coltivazioni di vite; il tutto delimitato da muretti a secco che dividono le varie particelle catastali.
Era una classica serata di inizio inverno, clima non troppo rigido umido per via dello scirocco ma tutto sommato non freddo come in genere si verifica nello stesso periodo in Emilia Romagna, mia attuale regione.
Ritornavamo dal cinema ascoltando della musica in mc; credo fossero i Queen, Arrivati nei pressi di una curva udimmo un forte scroscio elettrostatico proveniente dagli auto parlanti dello stereo.
Il tutto era simile a delle interferenze che si verificano quando i cellulari sono vicini ad amplificatori o radio (specifico che nel '94 non avevo mai udito quel suono perché non erano di uso comune i cellulari come attualmente sono ora, ma sono sicuro che il suono in questione fosse così, come si sente con gli attuali telefoni portatili GSM o GPRS o UMTS).
Immediatamente, quasi in contemporanea, una luce bianco-azzurra accecante ci ha letteralmente investito. Questa fonte luminosa proveniva dalla nostra sinistra ad una altezza credo di 4 m al massimo.
Ho subito pensato che fosse una pattuglia di carabinieri che a volte si appostano per fermare possibili contrabbandieri, ma una macchina parcheggiata su un albero d'ulivo non era il miglior modo di appostarsi per una pattuglia, quindi ho continuato a guidare senza fermarmi e senza girare lo sguardo verso quel fascio.
Mi ricordo che la luce era simile ad un flash di macchina fotografica ma continuo. Era molto difficile guidare senza perdere il controllo dell'auto, visto che non si riusciva a vedere niente e gli occhi lacrimavano abbondantemente. Durava dai 10 ai 20 secondi, e in quel momento le mie reazioni erano solo due: gridare in contemporanea con P. per il caldo eccessivo che si verificava in quei secondi e rallentare per non finire su un muretto, che in genere nel Salento segue parallelamente le strade provinciali.
Ogni qual volta che il fascio di luce perdeva consistenza e cessava il puntamento sulla nostra auto, il rumore proveniente dalla mia autoradio diminuiva.
P. provò ad abbassare il volume girando in senso orario il potenziometro della radio, ma sembrava che non servisse a niente, perché al ritorno del fascio di luce anche a volume basso il suono che si percepiva dagli auto parlanti era notevolmente alto.
Dopo quei maledettissimi minuti capimmo subito che non era qualcosa di facile spiegazione, o meglio pensai subito ad un elicottero militare tra le possibili varianti (cosa possibile visto che in quel posto a circa 500 metri nell'entroterra tra la s.p. 96 e la s.p.97 inizia un vecchio campo militare aeronautico in disuso dalla 2° guerra mondiale ma utile alla Marina Militare per fare a volte esercitazioni notturne con i Marò della S. Marco), ma non si udiva nessun motore o movimento dell'aria attraverso il ruotare delle pale.
La cosa fece passare qualsiasi dubbio quando intravedemmo il bagliore proveniente da una forma semi ellittica grande circa 2 metri translucida con un colore bianco azzurro anch’essa ma di minor intensità.
Questo oggetto viaggiava alla stessa velocità di crociera della mia auto seguendo con estrema facilità la mia traiettoria parallelamente,avevo la sensazione che fosse fermo per come seguisse sistematicamente e perfettamente la mia auto.
L'unica evidenza che mi fece capire che era in movimento era che volteggiava come seguendo dei binari trasparenti e schivava i rami degli ulivi in maniera stupefacente. Mi chiedevo: se fosse un modellino il pilota a terra non era un umano per riflessi!, se fosse un elicottero, che forma strana aveva? E perché non emette rumore? Perché vola così basso con la possibilità di andare ad impattare contro qualche albero?.
Mi ricordo di queste domande che mi facevo mentalmente per riuscire a darmi una spiegazione logica a quell'avvistamento.
All'improvviso la velocità di quell'oggetto aumentò all'istante come se prima di quel momento non stesse andando a 80 km/h!.
Esso si portò avanti a noi a circa 400 m posizionandosi al centro della strada e bloccandosi a 5 o 6 metri massimo da terra come appoggiato su un piano invisibile. Evidentemente aspettò che gli arrivassimo nelle vicinanze.
Allora continuando a procedere sulla strada due erano i casi :
1) Bloccavamo le ruote dell’auto prima, facevamo dietrofront e ritornavo a Francavilla Fontana a grande velocità.
2) Ci passavamo sotto fregandocene e facendo i menefreghisti.
Noi optammo per passarci sotto (o meglio, io optai visto che P. si era nascosta il viso e chinandosi con le braccia conserte e con pianto isterico non riusciva a prendere decisioni) .
Mi ricordo che quando arrivai sotto l'oggetto esso comincio a muoversi contemporaneamente a noi seguendoci come fa un palloncino gonfio di elio con un filo attaccato alla mano di un bambino.
Sentii la mia auto molto leggera in quei brevi istanti, il motore sembrava fare molta fatica, la sensazione era come quella di andare in prima marcia salendo in montagna. Ci seguì per circa 200 metri, poi quello strano ordigno ci volle salutare alzandosi e schizzando ad altissima velocità in avanzamento verticale.
Infatti ricordo che quando salì in aria tante cose mi incuriosirono. Prima su tutte l'aderenza della macchina a terra. Sembrava come se la velocità di uscita verticale avesse per pochi millesimi di secondo fatto alzare le ruote dell'auto provocando il classico rumore che il motore compie quando si è a folle e si accelera al massimo; poi ricordo il vento provocato dall'azione dello spostamento d'aria e infine quell'immagine delle nuvole di scirocco che si aprivano quasi ad evitare una collisione accidentale; il tutto unito da quel rumore simile ad un tuono senza temporale.
Trovai una zona dove la strada si allargava leggermente permettendo di parcheggiare la macchina, bloccai la macchina, rimasi fermo senza accendere le 4 frecce forse perché non capivo in quel momento nulla, non ebbi neanche la forza di consolare la mia compagna perché l'adrenalina era altissima, non potevo capire che, qualsiasi cosa fosse stato, da quel momento sarebbe iniziato tutto.
Mentre ero fermo ricordo di essermi girato verso P. ed aver gridato di smetterla di piangere, avevo bisogno di silenzio, la testa mi scoppiava come una pentola a pressione.
Uscii dalla macchina e rimasi fermo ad osservare la campagna. Mi mancava l'ossigeno, avevo le gambe che mi tremavano come quando si è fatto un sovraccarico di pesi in palestra e l'acido lattico prende il sopravvento sui muscoli.
Feci per girare la testa e un'auto passò proprio in quel momento come per spezzare quell'angoscia provata, come per farmi tornare nella realtà di tutti i giorni.
Ricordo anche che iniziò da quel momento l'angoscia di qualcosa di non definibile mentalmente. Era una paura nascosta, una forma di subdola parvenza che faceva sì che io non fossi più sereno.
La mattina dopo io e la mia ragazza ci ritrovammo a parlare. Io avevo difficoltà nel movimento; era come se avessi concluso con il record del mondo la 100 km del Passiatore (gara mondiale di ultramaratona).
Avevo veramente difficoltà anche nel linguaggio, sembravo dislessico, non riuscivo a dire quello che pensavo: l'unico momento che mi faceva star bene era quello di stare solo al buio.
La mia ragazza invece aveva la sensazione di aver bevuto tantissimo e non si reggeva in piedi. Mi ricordo che ci facemmo delle risate visto che siamo stati sempre astemi in un paese dove il vino fa da padrone come Manduria.
Avevamo inoltre i visi e le mani arrossati come dal sole di luglio, e sinceramente siamo rimasti molti giorni in casa perché ci vergognavamo di andar in giro in quel modo e poi perché comunque il nostro stato di salute non ci sembrava dei migliori.
L'inizio dei ricordi
E' probabile che l'esperienza di quella notte sia stato come un codice bancomat per accedere al proprio conto corrente d'esperienza passata, che, nascosto da una moltitudine di immagini di copertura, non riuscivo negli anni a valutare come mie esperienze personali.
Mi sembrò che i miei ricordi non fossero solo quelli ma che ce ne fossero una moltitudine dietro, tutti identici ma non per questo orribili.
Non ero libero. Il concetto di libertà in quel momento cessò di esistere. Ero prigioniero del mio terrore nel capire che cosa mi accadeva veramente.
Notti precedenti all’incontro
Durante una notte, dopo quell'inseguimento in auto, rimasi svariate ore a pensare a cose strane e a quell'incontro, ma la chiave era nell'infanzia: immagini tipo quella di un uomo in tuta d'amianto che munito di un lanciafiamme mi incendiava la schiena mentre io cercavo di nascondermi era un sogno che molto spesso ricordavo di aver fatto. La cosa strana era la sensazione che fosse più di un sogno e che quell’incubo ebbe sicuramente un seguito. Infatti mi ricordo che quella notte da piccolo andai piangendo da mia madre letteralmente terrorizzato e con la schiena dolente a causa di piccole ustioni simili ad esposizione al sole d'estate (ma era inverno).
Ricordo una ballerina letteralmente materializzarsi che volteggiava in mezzo all'oscurità della mia cameretta, ricordo una civetta ferma alla finestra che mi osservava e girava la testa contemporaneamente ai miei movimenti, ricordo la testa di un uomo calvo appoggiata sul capezzale del letto che osservandomi e aprendo la bocca sviluppava lo stesso rumore che fa una televisione con un canale televisivo sganciato, ricordo enormi formiche da 30/40 cm che venivano verso di me e pesantemente facevano rumore simile alle unghie di un cane che cammina su un parquet.
Tanti ricordi senza senso che non riuscivo fino a quel momento a valutare e rielaborare fino a quando di scatto mi si aprì una finestra ,e capì che tutto quello era una copertura per nascondere la verità.
Certo, dire come ho fatto a ricordare cosa ci fosse dietro è semplice: se una persona vuole scoprire il senso di alcune cose deve indagare.
Io ho iniziato a girare quella lavagna in modo da poter vedere meglio cosa mi fosse nascosto, ma non scoprendo soltanto cosa ci fosse scritto dietro, ma chi c’era dietro, senza però capire il perché di tutto.
Mi ricordo che iniziò tutto una sera. Avevo visto un film noioso, e dal momento che avevo molto sonno, andai a letto e supinamente cominciai a pensare nuovamente a quelle immagini senza senso, avvolto e protetto dall’oscurità della mia camera.
Incominciai a rilassarmi e man mano che rilassavo i muscoli e pensavo a quelle stranezze cominciai a sentire una strana vibrazione molto familiare provenire all’altezza delle meningi.
Avevo la sensazione che quel suono simile all’acqua di mare che rimane nell’orecchio dopo un tuffo fosse da me conosciuto perfettamente. Aspettai che mi si riproponesse ancora.
A quel punto ebbi la sensazione di un vero scossone provenire dal centro del mio addome.
La sensazione era come se il mio corpo pesasse tonnellate. Aprendo gli occhi mi ritornarono tutti i ricordi, e il cuore cominciò a battermi come se avessi finito una gara di mezzofondo, la mia capacità di muovermi era un miraggio, ed io ero prigioniero del mio corpo.
Non potevo muovermi, ero completamente paralizzato: ogni singola parte del mio corpo non apparteneva alla mia persona tranne la coscienza, era orribile. Ricordo di aver pianto in quello stato, ma ricordo anche che avevo sempre avuto quella paralisi di recente ma solo dall’età di circa 17 anni, quindi facendo dei calcoli alla mano, 7 anni circa.
All’improvviso sentii una presenza, non vidi veramente nessuno ma percepivo che vicino a me ci fosse qualcuno che mi sussurrava qualcosa.
Subito ebbi la matematica certezza perché respirai l’odore di quella presenza, simile a quello di una pecora credo, di un’animale selvatico o via dicendo.
La voce che ascoltai non era tranquillizzante, anzi, la percepivo dentro di me come una vibrazione, la sentivo nella gola nel naso….era strano.
Essa mi diceva di non preoccuparmi, ma io ero incavolato perché non potevo parlargli, non potevo gridare se non emettere dei flebili suoni gutturali.
Questa entità non so come facesse ma mi disse che se volevo comunicare con essa dovevo pensare la risposta e rilassando gli occhi dovevo respirare non affannosamente come in realtà stavo facendo in quel brutto momento.
Dopo un po’ di tentativi riuscii per così dire a inviare un messaggio tipo “chi fosse”
Ebbi immediatamente risposta ma non esplicita. Infatti quello che mi si disse fu di non preoccuparmi più di tanto, che questo tipo di paralisi lo si adotta quando un uomo supera l’età non “pericolosa”.
Io richiesi chi ancora fosse, al ché sentii molte mani afferrarmi le gambe le braccia, comprimermi il torace, e in quell’istante come un flash mi ritornarono altre azioni simili ma questa volta ricordai con chi avevo a che fare.
Mi ricordai quasi immediatamente che da piccolo all’età credo di sei anni ebbi un richiamo notturno provenire dal disimpegno della mia vecchia casa, un condominio a 2 piani su una strada principale Manduriana.
Percorrendo l’intero corridoio al buio per arrivare al luogo e mi accorsi che non camminavo più in realtà ma volavo a circa mezzo metro da terra come se qualcosa o qualcuno mi stesse sorreggendo e accompagnando.
Alzai la testa e vidi un essere minutissimo che mi afferrava delicatamente con un oggetto simile ad un diapason.
Esso era orizzontale rispetto a me, quindi anch’egli volava. Era terribilmente grigiastro e compatto di pelle, emanava un odore simile a quello di animali selvatici e pellame, era molto veloce nei movimenti come se sapesse molto bene quello che stava facendo. Ricordo che in quella occasione potevo muovermi, ma non riuscivo ad afferrarlo perché era notevolmente fuori portata, ricordo di essere scoppiato a piangere perché non riuscivo a fermarmi e la mia corsa anche se lenta era diretta verso la porta d’uscita ovviamente chiusa.
Per la paura lasciai cadere la mia biglia di vetro portafortuna che avevo in mano e avevo preso in precedenza dal comodino prima del richiamo.
Cadendo, rimbalzò oltre il pavimento, come se la base di quest’ultimo fosse posta qualche centimetro più in basso.
Arrivati alla porta, riuscii sistematicamente a passarvi senza conseguenze, fu incredibilmente strano, avvertii durante il trapasso un rumore simile a carta che si sta strappando.
Continuai a essere condotto, non sapendo dove, da quell’entità fino al muro della rampa delle scale; al che, riuscendo a trapassare anche quel muro, mi ritrovai nel vuoto dei 2 piani della palazzina, all’esterno di essa.
Girando il collo vedevo gradatamente allontanarsi il tutto da me, come se stessi subendo un rapimento, avevo bisogno dei miei genitori, avevo una paura matta.
Non sentivo freddo, non sentivo rumori, ero come sordo, muto, e volevo tornare solamente sul mio letto, sperando che stessi sognando un incubo vividissimo.
Dopo di che non ricordai più nulla. Aprendo gli occhi e ritornando nel presente di quella notte realizzai che avevo a che fare con le stesse entità che mi afferravano, non so perché, le braccia e le gambe, mantenendomi la testa ferma. Sentivo strane sensazioni di freddo prodotto da elementi metallici sulla pelle che si tramutavano in dolore simile a quello prodotto da una siringa che penetra lo strato intramuscolare.
Questo per molti minuti, fino a quando non ebbi più la sensazione di essere toccato e afferrato.
Molto innervosito ma anche impaurito chiesi cosa mi avessero fatto visto che avevo percepito più di una presenza in quel momento. Credendo in un miracolo, ebbi una risposta alla mia prima domanda posta all’entità sconosciuta qualche minuto prima.
Mi disse: “vuoi sapere chi sono?”. All’improvviso mi comparve senza preavviso d’avanti agli occhi un viso enorme con occhi a taglio quasi occidentale ma molto scuri come la notte e privi di pupilla e nello stesso momento orribilmente grandi rispetto al naso e alla bocca. Quell’entità mi disse “ora ti ricordi di me?” Io ebbi un sobbalzo, il cuore mi ricordo lo sentivo anche in testa; gli dissi di si, che ricordavo qualcosa ma confusamente.
Egli mi disse sempre mentalmente che quando si cresce fisicamente non è più possibile scordare il passato con sotterfugi mentali gestiti e all’improvviso, se aiutati, ci si ricorda tutto e inoltre le nostre immagini coprenti non hanno più effetto, quindi stava a me tenermi il tutto come se fosse un incubo o una semplice ma classica visita di controllo.
Io educatamente pensai perché avendo una bocca non mi parlasse con essa. Ebbi subito la risposta “per quelli come noi la bocca serve solo al nutrimento”.
A quella risposta riuscii a muovere un dito della mano, e quasi immediatamente mi sbloccai dalla paralisi urlando all’impazzata, sfruttando tutto il fiato che avevo in corpo.
Guardando il mio orologio da polso, erano le 03.30 del mattino. Avevo svegliato anche i vicini per quell’urlo da Tarzan, mi sentii totalmente stupido nel realizzare che ero solo, anzi in compagnia di mio fratello che, terrorizzato, mi guardava nel cuore della notte con il corpo rivolto verso il muro e la testa rivolta verso me come un gufo.
All’indomani avevo molti lividi ed ematomi sulle ginocchia, sul collo, sui glutei, sentivo una forte emicrania che da quel momento non mi avrebbe mai più abbandonato e avevo quel ricordo del passato miracolosamente affiorato di quella moltitudine di visite notturne che periodicamente ricevevo dall’età di sei anni circa, oltre ai segni fisici.
Periodicamente ogni 15 giorni sin d’allora sapevo che potevo aspettarmi queste esperienze che non erano solo notturne ma anche pomeridiane.
Logicamente prima di tutto avvertivo la frequenza nelle meningi, poi si innescava la paralisi e in fine si presentavano a volte in quattro a volte in tre questi chiamiamoli esseri.
La vera parte che mi piace ricordare era il movimento di queste entità. Esse sembrava che si muovessero con la velocità con cui si può spostare una mosca nello spazio.
Infatti a volte mi veniva di pensare se fossi io a vedere tutto al rallentatore tranne loro.
Nel 2001, penso nel mese di agosto, fui come sempre prelevato, mi ritrovai in una stanza molto spaziosa senza pareti lisce. Sembrava il tutto scavato nella roccia. Non vi erano degli angoli ma solo curve ben ricavate; credo che l’altezza di quei muri non riuscissi a vederla per l’enorme umidità e altezza.
Vedevo d’avanti a me miriadi di questi esseri lavorare su tantissime persone ferme su pianali con un unico attacco sottostante come base.
Ogni persona sdraiata veniva avvolta compreso il viso da una coperta simile come fattezze alla pelle di pollo bene oliata per dare l’idea.
Alcuni vedevo che erano svegli, perché lacrimavano abbondantemente, credo per il pianto, altre sembravano cadaveri per il loro colore biancastro.
Mi ricordo una donna molto graziosa, vicino al mio corpo anch’essa sdraiata su quei maledettissimi lettini, con gambe però divaricate in maniera da avere con le anche un perfetto angolo a 180 gradi.
Essa mi guardò, e con le pupille mi indicò l’arrivo di quell’essere.
A quel punto il mio quadro di attenzione si focalizzo su quell’enorme testa che mi osservava, e contemporaneamente mi introduceva nell’ano una piccola piramide con l’estremità leggermente più grande.
La sensazione fu quella di essere perlustrato all’interno da un ragno, mi sentivo indifeso, vulnerabile ma anche offeso da quell’essere.
Al che riuscii miracolosamente a muovermi dalla paralisi e sganciai un pugno dritto in mezzo gli occhi di quell’idiota.
Fui letteralmente seppellito da questi alieni che incominciarono a tenermi fermo mentre alcuni di loro prestavano cure al malcapitato ed altri mi estraevano quell’affare dal mio ano.
Ricordo che uno di loro mi disse mentalmente “sei speciale ecco perché sei qui”.
Quella fu l’unica volta che ebbi l’occasione di vedere altri come me in balia del loro fare.
Dopo innumerevoli visite di abduzione che questi esseri mi attuavano e procuravano secondo le loro intenzioni questa paralisi, (forse per non essere investiti dalla mia ira, credo, se avessi avuto le facoltà di movimento, visto che me ne facevano di cotte e di crude) incominciai a seguire tre diverse strade di concetto.
1) La consapevolezza di avere in un grosso esaurimento (cosa che però avevo scartato perché non si vedeva nessun comportamento strano parlando con i miei familiari o amici o nel modo di comportarmi relazionando con loro).
2) La consapevolezza di voler forse essermi imbattuto in una possibile schizofrenia o di essere curato per una non so quale patologia mentale.
3) Che il tutto fosse purtroppo vero.
Ci vollero circa 9 anni di notti insonni e ripensamenti perché dimostrassi con il coraggio di visionare anche il campo medico neurologico per disturbi del sonno.
Con l’ausilio della mia attuale compagna di vita mi avvalsi o meglio ebbi l’accuratezza di condurre dei controlli presso vari centri a Bologna sul disturbo del sonno.
A quel punto il risultato univoco era la possibilità che io fossi affetto da narcolessia.
Feci innumerevoli test di valenza prima di essere ricoverato presso la clinica sullo “studio dei disturbi del sonno di Porta Saragozza “.
Dovetti fare una risonanza magnetica nucleare celebrale come accertamento di routine che evidenziò una teleangectasia (piccolo tumore benigno) a livello dell’ipotalamo in corrispondenza della ghiandola pineale (zona deputata ad ritmo sonno-veglia), per cui mi fu configurata una specifica importanza del tumore rispetto alla narcolessia .
Ovviamente per alcuni giorni rimasi veramente intimorito dal fatto che avessi purtroppo un problema del genere senza poter far niente perché secondo il parere dei medici la zona era inoperabile.
Del resto non potendo prevedere l’evoluzione dell’aumento volumetrico di quella “diciamo” bomba ad orologeria, fui costretto da quel momento a ripetere periodicamente ogni 6 mesi controlli di R.M.N. per stare tranquillo, sapendo che all’accrescimento della massa non avrei potuto fare assolutamente niente.
La cosa divenne molto strana quando mi si disse che per il mio caso la malformazione fosse di tipo congenita, quindi mi vennero dei dubbi e pensai il “perché?”..
Molti anni prima infatti, e questa è la cosa più strana, mi fu fatta una risonanza magnetica nucleare sempre al cervello per un trauma avuto in un incidente domestico. Il risultato fu negativo, non si riconobbe nessuna zona iperintenza congenita .
Allora come mai ora mi si diceva e si repertava il contrario? Mi fu male valutata nel passato? Ho i miei dubbi.
In genere per valutare l’esistenza di un tumore la risonanza è il mezzo più efficace e nello stesso momento più dettagliato nella medicina moderna.
Per valutare la posologia chimica invece bisogna tarare i macchinari con sistemi che puntino all’infrarosso la zona interessata, in questo modo per riflessione spettrometrica si riesce con esattezza a rivelare di che natura sia l’indagine.
Questo ovviamente non mi è stato fatto, quindi sapendo contare con le dita ho seri dubbi che quello che abbia non sia in realtà un tumore come menzionato in precedenza.
Del resto la zona, i disturbi da esso creato e la non possibile estrazione mi fanno pensare che come me di persone ce ne sono molte nel mondo, quindi?.
uesto ovviamente non è stato fattoQ
La paralisi del risveglio è una particolare patologia che alcune persone hanno.
Nei casi normali quando una persona scivola in un sonno pesante (REM), le sue funzioni psicomotorie sono momentaneamente disinnescate. Scientificamente si è dato un parere a questa situazione. Si pensa infatti che sia la risposta del nostro corpo a non crearsi dei danni in una situazione di rilassatezza e vulnerabilità.
Se dovessimo pensare ai sonnambuli, infatti, essi hanno proprio questa caratteristica non disinnescante della psico-motorietà nel sonno, cioè quella di muoversi in una fase profonda REM con la facile possibilità di impattare contro pericoli in quel momento non avvertibili.
Nella paralisi notturna, invece, si ha un risveglio progressivo proprio in questa fase profonda del sonno. Risultato: non si ha la possibilità di muoversi completamente.
Secondo vari neurologi questo stato di sub-coscienza durerebbe al massimo circa 30 sec.
Inoltre la paralisi compare anche in una patologia rara che ancora oggi è in studio, quale la narcolessia.
La narcolessia ha quattro fattori principali che ipotizzano la possibile concausa:
1) Sonno improvviso e alquanto inopportuno in qualsiasi momento della giornata.
2) Attacchi di cataplessia per motivazioni varie: tipo una grande emozione, ecc.
3) Allucinazioni vivide che si verificano spesso.
4) Paralisi del risveglio.
E ovvio che per appurare tale problema si devono fare svariati test di latenza multipla, prelievo di liquor celebrale per controllare la percentuale di alcune sostanze presenti nel nostro cervello, ecc ecc .
Ritornando al discorso personale e giusto credere che la scienza può essere motivo di consulenza ben accetta, ma quando ci si è rivolti a svariati centri per consulenze serie su disturbi di questa entità e i pareri sono discordi o non chiari o meglio si è trattati come cavie da sperimentazione è giusto che i dubbi permangono con il risultato sul tempo perso e il motivo dell’imbarazzo personale.
Sì, è vero, la narcolessia può dare allucinazioni vivissime, paralisi, ma nessuno mi ha ancora risposto a tante domande impellenti quali:
1) Perché le mie paralisi durassero a volte tante ore e non secondi.
2) Perché alla fine di esperienze di abduzioni io avessi al mattino dopo segni a volte sul corpo quali cicatrici tibiali ed altro.
3) Perché quando mi succedevano queste maledettissime visite l’orario fosse sempre e magicamente le 3 del mattino.
E posso elencare svariate altre domande senza però avere una risposta adeguata.
Io non pretendo di essere creduto anche perché sono il primo a volte a non credere alla mia esperienza per quanto assurda e fuori dal normale.
Ma se come me altre persone nel mondo sono trattate in questo modo la verità spero e credo verrà a galla.
Può darsi che il tutto sia da attribuirsi ad una patologia che forse tutte queste persone hanno, ma la cura esiste?.
Io mi metto alla disposizione di qualsiasi persona voglia parlarne per avere conforto, voglia confrontarsi per avere conferme, voglia discutere per avere notizie , ed altro.
Non ho più paura di sembrare un ragazzino in preda alle insonnie notturne dopo un film dell’orrore.
Non ho più paura di essere giudicato, per questo scrivo e relaziono su tutto quello che ho passato in questi anni.
Ringrazio chiunque a avuto la pazienza di leggere queste pagine di relazione.
Cordiali distinti saluti.
Saro de Santis
desantis@bypy.it
March 07, 2008
Esperienza di contatto alieno e di antiche tradizioni.
February 18, 2008
PTERIGIO: il "marchio" dei rapiti ?
All’insorgere della sintomatologia, lo pterigio (posizionato nella fessura interpalpebrale, per lo più dal lato nasale) appare macroscopicamente come un "velo" congiuntivale di forma triangolare (vedi figura 1) che si estende orizzontalmente sulla cornea. A volte può essere asintomatico, poco esteso e non avere carattere progressivo; ma spesso, anche se lentamente, tende a progredire in senso centripeto fino ad invadere il campo pupillare, causando (oltre al danno estetico) astigmatismo, diplopia ed annebbiamento del campo visivo.
Fig. 1 – Forma classica dello pterigio
La terapia, quasi esclusivamente chirurgica, si rende necessaria quando lo pterigio abbia la tendenza alla progressione, determinando la compromissione estetica e/o funzionale. Le recidive, comunque, sono particolarmente frequenti, per cui è consigliata in fase post-operatoria l’applicazione di radiazioni con stronzio-90 (@ 1350 mrem / seduta).
Fin qui recita la scienza medica. Ma che c’entra tutto questo con l’ufologia e le "abductions" in particolare ?
Procediamo con ordine.
La casistica degli incontri ravvicinati del 3° tipo (molti dei quali, ad onor del vero, si tramutano nel 4° tipo, in base al racconto degli eventi che scaturisce dalla regressione ipnotica cui vengono sottoposti i testimoni) abbonda, fin dagli albori della "moderna" ufologia, di un particolare costantemente presente in concomitanza all’avvistamento di presunti veicoli alieni: la cosiddetta <<>> o <<>>.
Per chi non avesse troppa dimestichezza con l’argomento, riportiamo a titolo informativo (dal "Dizionario di Ufologia", di F.Ossola) la seguente definizione: <<>>.
Ma ad un attento osservatore della casistica ufologica (non necessariamente relativa all’ultimo ventennio, potenzialmente "inquinato" dalle influenze mediatiche di "Bagliori nel buio", "Intruders" e "X-Files") non può sfuggire un particolare ricorrente nella stragrande maggioranza dei casi di I.R. di 3°/4° tipo: il colore della "luce solida", quasi sempre bianco-azzurra e, pertanto, a indiscutibile componente ultravioletta.
A dimostrazione di quanto affermato ci limiteremo a riportare, per brevità, due casi francesi della seconda metà degli anni ’60.
Caso n.°1 (sabato 6 maggio 1967) – Champ du Feu (Vosgi): testimone la famiglia di Raymond Schirrmann (Vigile del Fuoco), composta da quattro persone. Riassumendo: <<>>. A conferma dello sconcertante avvistamento di cui è stata involontaria protagonista, la famiglia Schirrmann assiste (l’indomani mattina, domenica 7 maggio) ad un’insolita quanto intensa attività aerea, nei cieli di Champ du Feu, da parte di velivoli "Mirage III R" appartenenti alla 33^ Squadriglia Ricognitori, di stanza a Strasburgo-Entzheim. In seguito il Signor Raymond, grazie alla sua professione, viene a sapere che la stazione radar dell’Alto Reno (che lavora d’intesa con gli aeroporti militari della regione) aveva rilevato un O.V.N.I. (Objet Volant Non Identifié) nella stessa zona, data ed ora dell’avvistamento effettuato dalla sua famiglia.
Caso n.° 2 (21 agosto 1968) – Villiers-en-Morvan (Côte-d’Or), h.10.30–11.00: testimoni due agricoltori, M.Carré e P.Billard. << ultravioletta =" danni">>, in cui esamina a fondo otto casi di presunti rapimenti a carico di altrettante donne, riporta nel quadro "Effetti sul corpo" l’irritazione agli occhi (non meglio definita) presente nel 50% dei casi, vale a dire in quattro testimoni sul totale; mentre le voci "Luci di natura sconosciuta", sia all’interno che all’esterno dell’abitazione, ricorrono tra l’87,5 ed il 100%.
Parlavamo di familiarità: indubbiamente lo pterigio può (anche se non necessariamente) manifestarsi come espressione ereditaria. In effetti, nel caso che attualmente stiamo seguendo, la madre di Nicoletta (nome fittizio della presunta "addotta") presenta la stessa patologia della figlia, anche se in tono decisamente minore (se non addirittura trascurabile), tanto da non avere bisogno di sottoporsi ad alcun intervento chirurgico, come invece è purtroppo successo a Nicoletta (e probabilmente si ripeterà). Tuttavia né il fratello né la sorella, immuni da incontri del 3°/4° tipo, lamentano alcunché di patologico a livello oculare, men che meno lo pterigio: questo potrebbe voler significare che il gene codificante per la malattia in oggetto quasi sicuramente non è dominante (ma recessivo) e che la manifestazione della patologia (fenotipo) non risulterebbe legata al sesso (femminile), anche se nella letteratura medica, finora, non si trova purtroppo riscontro a queste supposizioni. La chiave di lettura di tutta la vicenda, allora, potrebbe essere la seguente: l’esposizione ripetuta alla radiazione ultravioletta (che potrebbe verificarsi nel fenomeno dei "repeater") o la permanenza prolungata in ambiente saturo di "luce" della stessa lunghezza d’onda (se si volesse considerare non utopistica la teoria secondo cui, nell’altra "dimensione", uno dei nostri minuti corrisponderebbe ad otto ore, in base al calcolo della "sfasatura temporale" ricavata dal racconto degli addotti; cfr. il caso del Caporale Valdès: Cile, 25/04/1977) potrebbe aver bruscamente innescato, in un soggetto geneticamente predisposto come Nicoletta, l’accelerazione di quel processo degenerativo che, in assenza della stimolazione indotta dall’esterno, avrebbe avuto forse buone probabilità di rimanere allo stato latente.
Ci dispiace di non poter essere maggiormente esplicativi, ma, di fronte ad un presunto caso di "abduction" così complesso e ancor pieno di interrogativi, non ce la sentiamo proprio di sbilanciarci oltremodo, specie nel momento iniziale dell’indagine che stiamo conducendo.
Per verificare l’attendibilità o meno delle nostre intuizioni, occorrerà procedere con un protocollo di assistenza psicoterapeutica, fondato sulla tecnica ben consolidata dell’ipnosi regressiva. Questo perché, in ogni caso, il presunto addotto avverte sempre maggiore l’imperativo categorico di "sapere" ciò che gli è successo: e, dall’altra parte, noi dovremmo essere in grado di fornirgli una risposta, qualunque essa sia, purché attendibile…
BIBLIOGRAFIA
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H.Durrant – Les DOSSIERS des OVNI – Ed.R.Laffont, 1974
C.Garreau/R.Lavier – FACE aux EXTRA -TERRESTRES – Ed. J.P.Delarge/Paris, 1975
P.Brookesmith – UFO: the complete sightings catalogue – A.Blandford/London, 1995
K.Turner – RAPITE dagli UFO – Ed.Mediterranee/Roma, 1996
January 09, 2008
George Adamski.
Tra questi improbabili personaggi il più famoso è certamente l’americano di origine polacca George Adamski (1891 - 1965), precursore del fenomeno e autore di libri e conferenze balzati agli onori della cronaca.Asamski affermò di aver avuto frequenti contatti con esseri discesi dal cielo a bordo di astronavi che provenivano dal pianeta Venere.Ma l’astronomo dilettante, sostenne di aver avuto anche la possibilità di osservare nei sui viaggi spaziali, la parte nascosta della Luna e di aver chiaramente visto bellissime città abitate da essere che vivevano in pace ed armonia con un livello tecnologicamente più avanzato del nostro.Non esisteva la paura della morte, ne di altre forme di discernimento della condizione della vita, essendo il trapasso un percorso che porta a nuova rinascita.Nei racconti di Adamski si uniscono in una strana commistione, filosofia e religione, psicologia e scienza. In fondo quello che si sente nei sui racconti è la proiezione fantastica di un’utopia: quella dell’umanità priva dei propri difetti. Oggi tutto questo può apparire paradossale ma all’epoca il clamore suscitato fu enorme. Non c’erano altri casi come questo.Nessuno aveva provato a mettere in giro voci simili.L’ufologia si aggrappò con morbosità ed interesse alla fama raggiunta dal polacco, senza rendersi conto che ne sarebbe rimasta marchiata per molti anni. Le foto e i documenti che Adamski produsse ad oggi risultano dei palesi falsi, con contraddizioni e ingenuità evidenti. Ma anche se Adamski e altri “contattati” vennero ben presto sbugiardati, le loro storie inventate danneggiano seriamente la credibilità della ricerca sugli UFO.Ci vollero anni di lavoro per recuperarla, e solo nei primi anni Ottanta i racconti di rapimenti da parte di alieni cominciarono a essere presi sul serio dagli ufologi e dalla gente comune.Oggi la stragrande maggioranza degli ufologi è d’accordo nel sostenere che il contattismo è un fenomeno frutto di megalomanie e deviazioni di ricerca che mirano alla pubblicità.Esso non deve essere invece confuso con le abduction e gli IR che sono invece risvolti che vanno studiati e rispettati. Ma gli errori del passato non devono più essere commessi, se non si vuole scontare ancora una volta il prezzo della pseudoscienza mischiata alle verità a buon mercato. Per fortuna oggi le cose stanno cambiando.Sperando che non si torni a cercare modelli di falso sensazionalismo, ma si continui nella strada della ricerca scientifica.